Notizie ItaliaDa Vigevano ad Acireale, quando il carcere prova a rieducare
Da Vigevano ad Acireale il carcere (ri)educa
di Roberto Galullo | 20 febbraio 2014
Secondo la Costituzione italiana, le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato (articolo 27, comma 3).
Facile a dirsi, difficile a farsi. La sensibilità e la preparazione sempre più raffinate dei vertici delle carceri e la risposta di molti soggetti privati, professionisti, cittadini e volontari, rendono possibile dare corso, con maggiore frequenza rispetto al passato, al precetto costituzionale.
Prendiamo, a esempio, la casa circondariale di Vigevano (Pavia) il cui direttore Davide Pisapia, da sempre attento e sensibile agli aspetti rieducativi dei detenuti ha aderito con entusiasmo, trasmesso ai collaboratori, ad un progetto proposto dal regista. Nell'ambito del percorso triennale "Educarsi alla libertà", gestito dal regista Mimmo Sorrentino (partner il Comune di Vigevano, la Provincia di Pavia, il Rotary Cairoli di Vigevano, e altre associazioni del territorio che hanno contributo a vario titolo con risorse finanziarie e di personale) i detenuti-attori che hanno aderito al progetto, giovedì 13 febbraio hanno messo in scena la rappresentazione "Terra e acqua" al Teatro Elfo Puccini di Milano. Prima di calcare quelle scene, per oltre tre mesi, i detenuti-attori (molti dei quali hanno già avviato un percorso di rieducazione e di revisione delle scelte devianti) hanno effettuato le prove all'interno del carcere lomellino. Già due anni fa, però, nell'ambito dello stesso percorso rieducativo, un'analoga rappresentazione si era svolta in tre diverse serate nell'area "passeggi" interna alla zona detentiva. Nel 2013, invece, la rappresentazione era stata portata all'esterno, presso la Chiesa del Beato Matteo di Vigevano. La risposta del pubblico vigevanese è stata molto positiva.
Nella serata milanese (riuscitissima) ogni detenuto-attore (al quale è stato concesso un permesso premio ad hoc per partecipare all'evento) ha affidato ad un compagno il compito di mettere in scena una preghiera laica, vale a dire l'espressione intima dei propri sentimenti ed emozioni vissute nell'ambito della detenzione. Oltre a questo, hanno rappresentato momenti della giornata-tipo: dai colloqui con i familiari alla necessità di uscire dalla cella all'attesa della telefonata o della posta.
Nello spettacolo i detenuti-attori hanno interagito con il personale della Polizia penitenziaria, il direttore del carcere Davide Pisapia, il sindaco di Vigevano Andrea Sala, il Vescovo della Diocesi Don Maurizio Gervasoni, Fiorenzo Grassi direttore del Teatro Elfo Puccini, il comico Stefano Chiodaroli, una rappresentante del Rotary, oltre ad alcuni giovani. Ciascuno di loro ha raccontato le proprie prigioni, insomma il proprio carcere interiore.
Qui Palermo.
Imparare a fare scelte economiche consapevoli e sostenibili, diventando cittadini responsabili. E' questo, invece, l'obiettivo del corso intitolato "Da una buona idea a una buona impresa" promosso da Unicredit, che la scorsa settimana ha coinvolto un gruppo di giovani detenuti del carcere minorile Malaspina (Palermo). L'iniziativa rientra nel programma più ampio di educazione bancaria e finanziaria chiamato "In-formati" proposto gratuitamente da UniCredit in tutta Italia a giovani, anziani, famiglie, immigrati e soggetti no profit. Durante l'incontro al Malaspina gli specialisti commerciali di Unicredit hanno spiegato ai ragazzi del carcere minorile come sviluppare un'idea di impresa, come scrivere un business plan, ma anche come tutelare il risparmio.
«E' stato veramente emozionante rivolgersi ai giovani del Malaspina – ha sottolineato Nello Domino, responsabile distretto Palermo Unità d'Italia di UniCredit – perché speriamo di avere fornito un piccolo contributo per un loro successivo reinserimento nella società e nel mondo del lavoro. Il nostro impegno formativo prosegue con convinzione».
Qui Enna.
Il 4 dicembre 2013 il documentario, girato nel carcere di Enna dalla regista Tilde Di Dio dal titolo "Di là dal muro", è stato premiato al Parlamento europeo a Bruxelles con una menzione particolare di merito, nell'ambito del concorso "Quel fresco profumo della libertà", promosso dal ministero dell'Istruzione in collaborazione con il Centro studi Paolo Borsellino. Il film, realizzato grazie alla disponibilità di Letizia Bellelli, direttore del carcere, racconta frammenti di storie di detenuti, tra cui molti immigrati, le loro ansie, le loro speranze ma anche i dolori di carcerazioni spesso figlie della miseria. Un'occasione di incontro tra il mondo di chi è recluso e quello esterno, per conoscere e capire, per tentare di diminuire il senso di isolamento ed esclusione e affermare il «diritto di far sentire la propria voce – affermano gli autori – rivendicando il senso di una libertà che sia di vivere con dignità ogni momento e condizione». Nel cortometraggio i detenuti sono nella veste di narratori, attori, sceneggiatori, ma anche collaboratori e tecnici. Alcuni detenuti hanno recitato in lingua araba raccontando il dramma di chi sogna l'Italia come una terra promessa. Presente alla cerimonia di premiazione, oltre al dirigente scolastico dell'Istituto comprensivo De Amicis di Enna che ha finanziato il progetto, Filippo Gervasi accompagnato dalle insegnanti che hanno curato il lavoro, Ida Ardica e Rossella Bonfissuto, la regista e Arian Verburg, 35 anni, olandese, ingegnere informatico, ex detenuto al carcere di Enna, tra i protagonisti del documentario. "Di là dal muro" è già stato proiettato nel cortile del Quirinale nell'ambito della cerimonia di inaugurazione dello scorso anno scolastico a Roma.