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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2014 alle ore 17:41.
L'ultima modifica è del 07 gennaio 2014 alle ore 19:38.

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«Da un lato – spiega D'Alia – abbiamo introdotto il principio secondo cui l'unico modo per accedere nella Pa è a tempo indeterminato, se non per esigenze eccezionali e motivate, pena la nullità del contratto con sanzioni disciplinari ed economiche per il dirigente che viola questa norma. Dall'altro abbiamo previsto, nell'ambito dei posti e delle risorse finanziarie disponibili, un sistema di inserimento stabile e meritocratico nelle Pa attraverso concorsi riservati per quei precari che da almeno tre anni negli ultimi cinque, con il loro lavoro, mandano avanti le amministrazioni». «Spiace che nel dare valutazioni – conclude D'Alia - un sindacato come la Cgil non tenga conto dei passi avanti compiuti fino a oggi, in una situazione emergenziale e con risorse ridotte che non consentono certamente stabilizzazioni di massa».

Poste Italiane società pubblica e non privata
Censura gli abusi della nostra normativa interna anche la sentenza con cui la Corte di Lussemburgo ha bocciato la sanzione introdotta dalla legge n. 183/2010 (legge delega su lavoro e occupazione) con effetti retroattivi sui processi in corso di Poste italiane: confermando la tesi del Tribunale di Napoli, la Corte Ue ha stabilito infatti che la Direttiva comunitaria sul lavoro precario può essere applicata anche a Poste italiane, da considerare una società pubblica e non una impresa privata. E che allo Stato si applica soltanto il Dlgs n. 368/2001 (che ha recepito nel nostro ordinamento nazionale la Direttiva 1999/70/CE) e non le norme successive approvate dal Legislatore italiano per aggirare di fatto la sua adozione.

Pacifico (Anief) contro le norme estive del Governo sui bandi riservatiai precari
Per Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, le due pronunce dovrebbero indurre il Governo italiano a rivedere radicalmente la propria linea, dopo aver concesso questa estate alle amministrazioni pubbliche la possibilità di bandire concorsi con riserva di posti (massimo il 50%) per chi, alla data di pubblicazione del bando, abbia maturato almeno tre anni di contratti a termine negli ultimi dieci anni. «Un tentativo del tutto inutile, secondo Pacifico, di sfuggire alle perentorie regole comunitarie», destinato ad infrangersi di fronte alle espressioni dei tribunali di giustizia, «i quali stanno ripetutamente confermando che le ragioni finanziarie non possono essere assunte come giustificazioni per aggirare le norme sovranazionali». Pacifico conclude bocciando i concorsi riservati indetti dal Governo: «non hanno alcun senso: semplicemente perché lavoratori precari "storici" non debbono essere più sottoposti ad alcuna nuova selezione. Hanno i titoli per essere assunti nei ruoli dello Stato. Quello stesso Stato che non può utilizzarli a suo piacimento, quando ne ha bisogno, licenziarli e poi richiamarli per un numero imprecisato di volte».

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