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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2014 alle ore 19:19.
L'ultima modifica è del 13 febbraio 2014 alle ore 11:46.

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Verso uno stop della mediazione civile e commerciale, tornata obbligatoria nell'estate del 2013 con il varo del "Decreto del fare"? Ne è convinto l'Organismo unitario dell'avvocatura, da sempre fortemente contrario alle nuove misure, che oggi ha annunciato l'accoglimento da parte del Consiglio di Stato di un ricorso che potrebbe aprire la strada, a breve, ad un provvedimento sospensivo del Tar.

Marino (Oua) soddisfatto per l'invito al Tar a fissare l'udienza di discussione
L'ordinanza di Palazzo Spada segue ad un ricorso in appello dell'Oua avverso alla sentenza del Tar che a dicembre scorso aveva bocciato in prima battuta la richiesta degli avvocati di bloccare la mediazione obbligatoria, accusata di ostacolare l'accesso dei cittadini alla giustizia. Valutando «meritevoli di un vaglio nel merito» la richiesta Oua, il Consiglio di Stato dispone oggi l'accoglimento del ricorso, e invita il Tar Lazio ad una «sollecita fissazione dell'udienza di discussione». Nell'ordinanza non si parla di sospensiva, ma l'Oua ritiene che questa sia implicita e che il Tar non possa non muoversi in questa direzione. Per Nicola Marino, presidente Oua, «La mediazione così come è stata congegnata nega ai cittadini l'accesso immediato alla giustizia pubblica. È una palese stortura del nostro sistema giudiziario, un filtro inaccettabile».

Possibile decisione nel merito o nuovo rinvio alla Consulta
Riferendosi poi alla censura da parte della Consulta per eccesso di delega del Dlgs n. 28/2010 che per primo ha disciplinato la materia della mediazione obbligatoria Marino ricorda in una nota come la sentenza 272/2012 della Corte costituzionale non prendeva in esame «tutti gli altri aspetti evidenziati dall'Oua», confluiti nell'appello a Palazzo Spada. Ora, conclude Marino, «al Tar del Lazio, tocca una decisione nel merito o il rinvio alla Corte costituzionale. Siamo a un nuovo stop dell'obbligatorietà. Al Governo chiediamo di evitare di insistere con un sistema pensato male e realizzato peggio e di voltare pagina: si punti su una rete di meccanismi di risoluzione delle controversie giudiziarie di qualità, efficaci, rispettosi della Costituzione e che non siano lesivi dei diritti dei cittadini».

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