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Tecnologie Social Network

Dopo Open Graph, cosa sta diventando Facebook?

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2010 alle ore 17:29.
L'ultima modifica è del 11 maggio 2010 alle ore 14:43.

Sembra ieri. Facebook è entrato nelle nostre vite silenziosamente. Un invito via mail, una foto taggata da un amico, la cena organizzata con i compagni delle medie. Circa due anni fa è diventato un fenomeno. Oggi? La popolazione del più grande social network al mondo è ormai composta da oltre 400 milioni di persone che ne fanno la terza nazione sulla Terra.

Nei mesi scorsi ha fatto scalpore il superamento – per una settimana e negli Stati Uniti – ai danni di Google in termini di utenti unici. Un dato isolato e con un significato prevalentemente simbolico. Il resto lo ha detto il fondatore Mark Zuckerberg dal palco della conferenza degli sviluppatori di San Francisco. «Vogliamo costruire un web sociale, con applicazioni e prodotti pensati per la reale identità di una persona e i suoi amici», ha detto Zuckerberg. La prima traduzione pratica è stata la comparsa di diversi pulsanti "Like" in giro per la Rete. In fondo a un articolo, una recensione, il trailer di un film: basta schiacciare per dare una nuova informazione alla nostra lista di amici. Quello che ci piace.

Like è soltanto l'aspetto più vivido di un nuovo paradigma sociale chiamato «Open Graph», che in termini tecnologici si traduce nella possibilità, per gli sviluppatori, di accedere al grafo sociale di Facebook, fatto di persone, relazioni e oggetti. I plugin introdotti vanno dal «Like» a una toolbar per i commenti, il login con "faccina", un activity feed che dà conto del livello di attività sul sito. Il social network ha deciso di abbracciare la rete, andando a cercare i propri utenti anche fuori da Facebook. Perché? Secondo le analisi dei principali quotidiani americani l'obiettivo del social network è avere nuove informazioni sulle abitudini di navigazione degli utenti da rivendere agli inserzionisti (Facebook vive di sola pubblicità).

«Non abbiamo banner tradizionali – spiega Diego Oliva, messicano, direttore commerciale di Facebook per il Sud Europa – cerchiamo di integrare i brand con le persone, invitandoli alla partecipazione». Non capita di rado che gli annunci, che compaiono sulla destra della pagina sulla base dei dati inseriti durante la registrazione, facciano delle domande o proposte all'utente. «Con le novità introdotte – continua Oliva – vogliamo rendere più semplice la possibilità di espressione. Sapere che a un amico è piaciuto un articolo online è un'informazione di valore. Cerchiamo di migliorare la connessione tra persone, tra persone e oggetti, tra oggetti e oggetti». La fan page aveva l'obiettivo di connettere persone e star, politici, marchi, con Like è più semplice. «In prospettiva vogliamo che il brand dia un valore aggiunto ai nostri utenti e, di conseguenza, agli inserzionisti» conclude.

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Tags Correlati: Diego Oliva | Google | Internet | Mark Zuckerberg | Michael Arrington | Microsoft | Stati Uniti d'America | Windows | Yahoo! Inc.

 

La strategia di Facebook mira a un ribaltamento di prospettiva rispetto all'organizzazione del web a cui ci ha abituati Google. Passare dall'importanza delle pagine in base ai link e agli algoritmi a un modello semantico, nel senso che guarda al significato delle relazioni tra le persone e gli oggetti. Le conseguenze di questa trasformazione vanno ben oltre il tasto Like. «Microsoft ha dominato il mondo della tecnologia negli anni Novanta grazie a Windows e Office. Google è stato il campione dell'ultimo decennio per come ha perfezionato il suo modello di business intorno alla ricerca. Sono ancora grandi colossi. Ma stiamo entrando nell'era di Facebook» ha scritto Michael Arrington su TechCrunch. I siti internet vivono come una delle missioni principali per raggiungere utenti la seo (serch engine optimization), ovvero una serie di tecniche per essere meglio intercettati dai motori di ricerca e dunque, di fatto, Google. Ora si attrezzano per dialogare al meglio con Facebook. Il rispetto della privacy resta il tasto più sensibile e siti e blog specializzati hanno sottolineato un peggioramento con le nuove funzioni. Il rapporto con gli utenti è basato sulla fiducia e basta un attimo perché si interrompa. Nel 2007 il sistema di pubblicità "Beacon" venne ritirato a pochi giorni dall'introduzione proprio per questo motivo. La terza nazione al mondo continua a crescere e nei prossimi anni potrebbe raggiungere e persino superare il traffico di Google, Microsoft o Yahoo. D'altronde, conclude Oliva, Facebook si ispira a un modello di relazioni insuperabile: «quello della realtà».
luca.salvioli@ilsole24ore.com

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