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Tecnologie Strategie

Romani: «Sulla banda larga l'Italia non é la Cenerentola d'Europa»

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2010 alle ore 18:44.
L'ultima modifica è del 14 maggio 2010 alle ore 18:01.

Un invito agli operatori della comunicazione a sedersi allo stesso tavolo per parlare del futuro della fibra ottica in Italia. Nessuno escluso. Il viceministro Paolo Romani, in occasione di una tavola rotonda sull'inclusione digitale organizzata da Nokia-Siemens a Roma, insiste nel tentativo di coinvolgere la Telecom nel progetto di banda ultralarga lanciato dal gruppo Fastweb-Vodafone-Wind meno di una settimana fa.

Sì agli investimenti comuni, no alle logiche da condominio. Telecom Italia, con Oscar Cicchetti (head of Technology and Operations) da una parte si dice disponibile a possibili sinergie di investimento, dall'altra afferma: «Non crediamo però alle logiche da condominio». E ricorda il piano industriale di Telecom, orientato in particolare a investimenti che riguardano il doppino in rame. «La rete vecchia e quella nuova coesisteranno per almeno altri dieci anni e noi dobbiamo garantire agli utenti un accesso alla banda larga efficiente», ha aggiunto Cicchetti. Tanto più che l'obiettivo dichiarato è, intanto, di «chiudere il capitolo digital divide di prima generazione entro il 2012, connettendo tutti gli italiani alla banda larga». Paolo Bertoluzzo, ad di Vodafone, non ci sta alla definizione di "condominio" per la new company lanciata dalla sua azienda insieme a Wind e Fastweb. «È una società – ha spiegato – voluta anche dal Governo, che nasce con un progetto operativo e con un investimento da 2,5 miliardi di euro per cablare le prime 15 città. L'intenzione di fondo è di cooperare sulla spesa per realizzare le infrastrutture, per poi competere sui costi e i servizi».

Italia agli ultimi posti dell'alfabetizzazione digitale fra i paesi industrializzati. Le infrastrutture, però, devono accompagnarsi con l'alfabetizzazione digitale dei cittadini. È questo il punto di partenza della ricerca presentata dalla Nokia Siemens, dal titolo "Connectivity Scorecards". Lo studio mette in relazione la diffusione della banda larga e delle nuove tecnologie con l'alfabetizzazione digitale dei cittadini e delle imprese. Su 25 paesi industrializzati, l'Italia è ventiduesima, seguita da Ungheria, Polonia e Grecia. Prima della classe la Svezia, seguita da Usa e Norvegia. Una netta insufficienza (4,35 contro il 7,95 della Svezia) causata da performance mediocri soprattutto nell'uso dei servizi Ict da parte delle aziende e dei consumatori comuni. E se da una parte si registra una buona penetrazione dei servizi telefonici, dall'altra risulta scarso l'utilizzo domestico di tecnologia broadband.

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Tags Correlati: Confindustria | Fastweb | Nokia | Oscar Cicchetti | Paolo Bertoluzzo | Paolo Romani | Pubblica Amministrazione | Roma | Telecom | Telecomunicazioni | Vodafone | Wind

 

L'Italia non deve essere sempre considerata una Cenerentola. Il viceministro Romani ha fornito altri dati per illustrare come l'Italia non sia da considerare proprio una "Cenerentola" in campo digitale. «Sono 13 milioni le famiglie che hanno un pc e 12,4 milioni quelle che hanno un collegamento in banda larga; poi ci sono 15 milioni di smartphone e 4,7 milioni di chiavette internet». A questo si aggiungono i nuovi progetti già messi in campo dalla pubblica amministrazione, per sfruttare le potenzialità della rete per crescere e per risparmiare tempo e denaro. Alcuni esempi sono stati citati da Stefano Pileri, presidente di Confindustria servizi innovativi e tecnologici: «Mettere in rete servizi come le anagrafi e le banche dati porterebbe degli enormi risparmi alla pubblica amministrazione. Si pensi alla sanità, la cui spesa corrente è di 125 miliardi: la digitalizzazione potrebbe far recuperare anche 10 miliardi l'anno».

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