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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2010 alle ore 16:41.

Luciano Balbo GUIDA IN ITALIA UNA SOCIETÀ DI VENTURE CAPITAL SOCIALE DI LUCIANO BALBO
Non solo fondazioni e grandi donatori: accanto alla filantropia tradizionale si affacciano nuovi attori con le idee molto chiare: chiedono di ripensare i confini tra non profit e for profit, sono disposti a metterci la faccia con idee e competenze (non solo con risorse finanziarie) e pretendono un'attenta misura dei risultati per interventi sociali efficaci.
Chi sono i promotori di questa innovazione? Sono principalmente giovani imprenditori che hanno avuto ricchezza in breve tempo grazie ai grandi successi di aziende innovative. Per esempio i due fondatori di e-Bay: uno, Pierre Omidyar, ha destinato una parte importante della sua ricchezza alla filantropia, da lui gestita attivamente e l'altro, Jeff Skoll, ha promosso a Londra la Skoll University che si dedica esclusivamente a studiare l'imprenditorialità nelle aree sociali. Altri attori innovativi sono stati i partner di successo di molte società di venture capital e private equity. Essi hanno dato vita a nuovi attori nel sociale che operano con metodologie simili a quelle del venture capital e cioè con un impegno attivo nel sostenere le organizzazioni che hanno finanziato.
Tutti questi nuovi operatori sono mossi da un forte senso di responsabilità sociale della ricchezza. Al vecchio concetto della fondazione che raggruppa ricchezze accumulate nel tempo e che deve durare a lungo, distribuendo solo i rendimenti di tale ricchezza, si sostituisce il concetto che questa ricchezza debba essere impiegata rapidamente e che il suo possessore voglia vederne i risultati concreti e contribuirvi.
Mentre prima prevaleva il concetto del dono e della "restituzione" alla società di una parte della propria ricchezza, ora si fa largo una funzione più ampia di promozione di soluzioni sociali e di motore dell'innovazione nel sociale. Viene riconosciuto il limite intrinseco di dimensioni della filantropia che è inferiore all'1% del Pil dei paesi sviluppati. La precedente amministratrice delegata della Fondazione Gates ricordava regolarmente che la sua fondazione, la più grande del mondo, ha risorse inferiori a un anno della spesa sociale americana. Ma questo limite dimensionale viene trasformato in una nuova responsabilità di ruolo e cioè l'impegno a promuovere soluzioni sociali efficaci e replicabili che possano essere adottate dagli altri filantropi e che possano influenzare anche l'attività del settore pubblico.

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La fondazione Gates è, per la sua dimensione, l'emblema di questo nuovo approccio, ma lo è anche per l'impatto che questa modalità di azione ha quando viene combinato con importanti risorse finanziarie. La fondazione ha individuato alcune aree prioritarie di intervento nei paesi in via di sviluppo: uno in particolare è la sanità e ha attratto, come capi-progetto, notissimi manager e tecnici americani che costruiscono progetti di intervento dialogando direttamente con alcuni governi di paesi africani. Di fatto la fondazione costruisce i progetti di intervento e spesso le organizzazioni non profit sono solo erogatori sul campo. Inoltre su questi progetti la fondazione dialoga direttamente con i governi di alcuni paesi occidentali (Norvegia in particolare) per operare congiuntamente. Questa attitudine "direttiva" sta anche trovando opposizione in alcune organizzazioni non profit storiche, e tuttavia si sta imponendo gradualmente anche di fronte all'inefficacia delle passate esperienze.
Questa metodologia comincia a essere applicata anche fuori dal settore sociale. Per esempio uno dei fondatori di e-Bay ha promosso una casa cinematografica per produrre film "alternativi" che non trovano produttori nel tradizionale circuito di Hollywood. Questa casa ha prodotto i film di denuncia sociale realizzati da George Clooney.
La venture philanthropy sta ormai contagiando anche l'Europa e si sta facendo largo l'idea di nuove possibilità di intervento attraverso vere e proprie "imprese sociali". Pare superata la tradizionale dicotomia secca profit/non profit: i bisogni collettivi possono e debbono essere affrontati con modelli economici differenti e con strumenti finanziari innovativi.
Alcuni esempi di questi bisogni sociali sono housing sociale, servizi finanziari di prossimità per persone e piccole aziende con difficile accesso al credito, promozione di attività economiche in aree depresse, servizi relazionali e di coesione sociale. Tutti questi prodotti e servizi sono solo parzialmente offerti dal mercato né possono essere offerti gratuitamente dal settore pubblico o dal non profit.
Questa area può essere coperta con imprese sociali che operino con modelli di (quasi) mercato e che siano promosse da capitale di rischio che, pur accettando il rischio dell'equity, si limiti ad aspettative di ritorno limitate ed essenzialmente alla conservazione del capitale. L'obiettivo è quello di costruire una vera e propria asset class con capitali "pazienti" e "responsabili" che attiri una parte della ricchezza privata che sia disponibile a scambiare una parte del ritorno finanziario con il ritorno sociale dell'iniziative.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Chi è Nato a Milano nel 1949 Luciano Balbo è stato fondatore e principale azionista di B&S, uno dei maggiori operatori italiani di private equity. Otto anni fa ha creato Fondazione Oltre Onlus. Oggi è presidente di Oltre Sapa, società di venture capital sociale. Raccoglie fondi tra investitori (da De Agostini alla famiglia Zambon) e li indirizza a start-up sociali. Il piano maggiore è il Centro Santagostino (nella foto) che offre prestazioni di qualità a tariffe calmierate

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