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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2010 alle ore 16:40.
Gregor Mendel, PADRE DELLA GENETICA MODERNA, COLTIVÒ E ANALIZZÒ CIRCA 28MILA PIANTE DI PISELLI DI GUIDO ROMEO
«Se oggi fossi un giovane ricercatore non avrei dubbi, mi tufferei nello studio della biologia dei sistemi» parola di Francis Collins, direttore dell'Nih statunitense, la più grande agenzia mondiale per la ricerca biomedica con un bilancio annuo di 31 miliardi di dollari e coordinatore del Progetto genoma umano, lo sforzo internazionale da tre miliardi di dollari che 10 anni fa completò la prima sequenza del nostro Dna. Il sequenziamento del nostro genoma è stato completato a tempo di record e con cinque anni di anticipo sulla tabella di marcia, ma i frutti, sia scientifici che terapeutici e industriali, cominciano a mostrare la loro vera ricchezza oggi. Alla frontiera di queste ricerche ci sono proprio i "system biologists" che studiano gli organismi viventi, che siano uomini, moscerini o microrganismi, come sistemi dinamici. È un territorio al confine tra biologia, bioinformatica, medicina e studio dei sistemi complessi, che richiede grandi capacità di calcolo, ma anche la visione per sviluppare modelli dinamici che tengano conto dell'interazione di geni, proteine e metabolismi. «Siamo all'inizio di una vera e propria età dell'oro per la comprensione dei genomi, sia di quello umano che di moltissimi altri organismi – osserva il direttore dell'Agenzia che, finanziando ricercatori in tutto il mondo, Italia compresa, è un faro globale della biomedicina – perché lo sviluppo tecnologico e una disponibilità di potenza di calcolo impensabile solo 15 anni fa, ci sta mettendo a disposizione una messe di dati fenomenale e in continua crescita. Ora la sfida è dare un senso compiuto a quest'enorme ricchezza e trasformarla in vera conoscenza». È vero che, a 10 anni dal completamento della sequenza, il genoma rimane ancora un alfabeto di cui poco si conosce la grammatica e terapie e farmaci si contano sulla punta delle dita. Un decennio è però una finestra troppo breve per misurare effettivamente l'impatto delle ricerche scientifiche. L'abate Gregor Mendel cominciò a parlare di caratteristiche ereditarie nel 1800, ma Watson e Crick chiarirono la struttura della doppia elica del Dna solo all'inizio degli anni '50 del secolo scorso. In realtà, le molecole figlie delle nuove conoscenze sono ancora nelle pipeline dello sviluppo farmaceutico. È anche in quest'ottica che Collins, insediatosi a capo dell'Nih la scorsa estate, ha attentamente ripensato le linee di finanziamento della ricerca e stimolato approcci innovativi. Qualche settimana fa, ha presentato i primi sette nuovi progetti finanziati dal «Common fund», un fondo comune che vale circa mezzo miliardo di dollari non assegnati specificamente a una determinata area di ricerca. Molte delle nuove idee sono nuove tecnologie di analisi e indagine genomica e cellulare, ma ci sono anche sistemi in grado di filmare in tempo reale una singola cellula all'interno dell'organismo e assistere in diretta alle reazioni che causano patologie gravissime come i tumori. E ancora, progetti di nuove metodologie per verificare la tossicità di nuove molecole riducendo al minimo i test in vivo sugli animali e le prove cliniche sull'uomo. Tutti programmi che, a suo avviso, sono destinati ad avere un forte impatto sia nella salute globale nei paesi in via di sviluppo, che nella biologia dei sistemi, la frontiera oggi più stimolante della biomedicina. «Oggi un 30% del Common fund è dedicato alle idee più innovative con particolare attenzione ai giovani – osserva Collins –. Rischiare di fallire fa parte del nostro lavoro, perché se non si fallisce non si scoprirebbe mai nulla. Se non finanziassimo anche studi che ogni tanto falliscono, non staremmo davvero incoraggiando le idee più innovative». Il lavoro di direttore dell'Nih non regala però sonni tranquilli. «Se c'è una cosa che mi tiene sveglio la notte è come continuare a finanziare la ricerca tra due anni – ammette Collins la cui agenzia ha recentemente ricevuto 10 miliardi di dollari come parte del «Recovery and Reinvestment Act 2009» varato da Washington –. Questi fondi sono una boccata d'ossigeno importantissima dopo che dal 2003 al 2008 l'amministrazione Bush aveva appiattito il budget dell'Agenzia, di fatto riducendo il potere d'acquisto del 15%, ma sono validi solo per un biennio. E la ricerca non funziona con un ciclo di due anni».