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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2010 alle ore 16:35.
Gregor Mendel È CONSIDERATO
IL PRECURSORE DELLA GENETICA PER
I SUOI STUDI SUI CARATTERI EREDITARI MARCO MAGRINI
A COLLOQUIO CON
GEBISA EJETA
C'era una volta un bambino nato in Etiopia. Vive in una capanna col tetto di paglia insieme ai genitori analfabeti, in un villaggio di contadini dove la fame non è certo una cosa sconosciuta. Il piccolo fa 20 chilometri al giorno per andare a scuola e, coi sacrifici e gli incoraggiamenti della madre, si fa notare per volontà e intelligenza. Con una borsa di studio, finisce addirittura a studiare in America, dove diventa ricercatore e poi professore di agraria. Lì, inventa numerose, nuove varietà di un cereale, capaci di triplicare o quadruplicare la produzione, riuscendo così a salvare la vita a centinaia di migliaia di persone.
Se la favola vi è piaciuta, sappiate che non è una favola. L'anno scorso, Gebisa Ejeta ha vinto il World Food Prize – una specie di premio Nobel all'agricoltura – per aver selezionato il sorgo, in modo da renderlo resistente alla siccità e alla striga, un parassita vegetale che ha affamato a lungo le popolazioni africane, che su quel cereale basano la propria sopravvivenza.
Oggi, un anno più tardi, si prende il permesso di lanciare un allarme. «Il mondo deve tornare a investire sulla scienza dell'agricoltura, prima che sia troppo tardi», sentenzia Ejeta, che la settimana scorsa era in Italia per il convegno «Genomics of plant genetic resources» organizzato dal professor Roberto Tuberosa dell'Università di Bologna. «La crisi dei prezzi alimentari di due anni fa ha già suonato la sveglia. Se mettiamo in conto il cambio delle diete nei paesi emergenti, l'aumento della popolazione, la competizione con i biocarburanti, i cambiamenti climatici e lo stress delle risorse energetiche e idriche, le sfide alimentari che ci attendono nei prossimi dieci o venti anni sono spaventose. In Occidente abbiamo imparato a conoscere l'abbondanza, dimenticandoci che non siamo ancora riusciti a garantire un diritto fondamentale dell'umanità: il diritto al cibo».
La soluzione al problema, rimarca Ejeta, «non può che venire dalla scienza». Nei prossimi tre o quattro decenni, la produzione mondiale di cereali andrà aumentata fra il 70 e il 100 per cento. «Quali alternative abbiamo, se non la ricerca?», si chiede lo scienziato etiope, oggi distinguished professor alla Purdue University, nell'Indiana. «Sono secoli che il genere umano ha scoperto il potere della genetica attraverso la tecnologia dell'ibridazione, seguita dall'invenzione di erbicidi, pesticidi e fertilizzanti e poi dall'avvento di macchine e computer che, nel complesso, hanno costantemente accresciuto la produzione alimentare». Eppure, secondo Ejeta, la ricerca è dimenticata, se non ostacolata.