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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2010 alle ore 08:47.
Bruce Schneier È SICURO:
LA PRIVACY È U UN BENE COMUNE
FUORI DALLA LOGICA D I U MERCATO Da quando è nato quasi vent'anni fa, il web ha sempre presentato un approccio multidisciplinare rispetto alla nostra volontà di comprenderlo, un approccio che maturava e si modificava con il passare del tempo e con l'esperienza che noi tutti facevamo con la sua dimensione globale. Da un semplice web fatto di documenti, creati da una élite tecnologica, si è passati alla metafora del web in versione 2.0, il web delle persone e della condivisione di oggi. La verità è che il web è sempre stato pensato nell'ottica social, per unire le persone ed essere sia un mezzo per leggere che per scrivere informazioni. Quello che è successo è che ne abbiamo fatto esperienza, e ne abbiamo cominciato a capire le potenzialità.
Oggi siamo a un altro punto di svolta, non meno importante dei passaggi precedenti: il web non è più solo un insieme di documenti, un insieme di pagine che si modificano e vengono organizzate in strutture tolte dal caos informativo dall'intelligenza collettiva che emerge dal Web 2.0, grazie ai meccanismi della condivisione e delle reti sociali. Il web diventa una cosa nuova, diversa, che racchiude comunque tutto questo dentro di sè, come se vivesse il passaggio evolutivo del bruco che diventa farfalla.
Il web torna alla dimensione tecnologica per poter essere compreso dall'uomo e dai programmi, e poter gestire al meglio la propria complessità, con una struttura più congeniale a mostrarne la sua vera natura: la struttura di un grafo. Un grafo che nel 2008 Sir Tim Berners Lee aveva chiamato in effetti "Giant Global Graph". Una struttura tanto usata per mostrare i legami delle reti sociali, dove ogni nodo è una persona collegata ad altre persone, che oggi si estende a tutto il web, e non più solo alle persone. Il web come un grafo globale che collega tutto e tutti, che collega le persone alle cose del mondo, che collega il mondo e le nostre rappresentazioni digitali alle nostre identità digitali, in un grande unico legame, per dare forza alle connessioni.
Questo è il passaggio chiave per dare una giusta lettura agli sviluppi promossi da Facebook delle ultime settimane, e per capire verso che cosa stiamo andando: una maggiore esplicitazione del modello a grafo promosso da tempo anche dal consorzio che promuove lo sviluppo tecnico del web e la sua evoluzione verso il web semantico, quel consorzio chiamato W3C. Facebook ha reso esplicito questo nuovo approccio anche per i non addetti ai lavori: ha infatti ripensato l'interfaccia di programmazione definendola proprio Graph Api, e ha inserito delle nuove funzionalità dette Social Plugins a disposizione di chi crea siti e contenuti in tutto il web. Tali plugin permettono di estendere l'ambiente social che si vive in Facebook anche a tutto il resto della rete, creando un'esperienza utente unica per il navigatore internet e per facilitare l'inserimento nella propria rete sociale non più solo dei profili degli amici e dei conoscenti, e dei link a pagine web fuori da Facebook, ma anche delle cose che queste pagine trattano, legandole a doppio filo con il proprio profilo personale. Grazie a uno standard detto Open Graph, promosso da Facebook ma creato dalle costole del web semantico. La rete sociale di Facebook integra i Social Object, cioè quello che vogliamo annotare quando si segnala un link ad una pagina: il suo contenuto. E questo è la base del web semantico: il W3C ha da sempre questo fine e per questo promuove l'uso degli standard che vengono creati anche a questo scopo.