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Tecnologie Strategie

L'iPad ha già conquistato l'Italia

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2010 alle ore 08:06.

Sorpresa? Rispetto ai cittadini di altri paesi, gli italiani sono molto più carichi di aspettative sull'iPad, molto più bramosi di possederne uno e molto più disposti a spendere per leggere libri, giornali e riviste sulla "magica" tavoletta. Sorpresa, fino a un certo punto, per chi conosce la mania degli italiani di girare con l'ultimo modello di cellulare. Ma l'indagine della società di consulenza internazionale Boston Consulting sulla predisposizione all'acquisto e all'utilizzo di e-reader in generale, ha messo in luce che l'iPad non solo è il prodotto più riconosciuto della categoria, ma addirittura, non ancora uscito sul mercato, da noi è già più noto di quanto lo fosse inizialmente l'iPhone, il cellulare che si comanda con un dito. Fenomeno comune agli Usa, dove ci sono voluti 74 giorni per vendere il primo milione di iPhone e solo 24 per vendere il primo milione di iPad.

Il rischio però è che arrivi prima la tecnologia dei contenuti. La ricerca, per quanto riguarda l'Italia, ha raccolto le risposte a 120 domande inoltrate via mail a un migliaio di persone rappresentative della popolazione italiana dai 12 anni in su che utilizzi Internet. Ne è emersa una propensione d'acquisto molto elevata. Infatti il 35% degli intervistati (contro la media internazionale del 28%) dichiara di voler acquistare un supporto elettronico per la lettura entro un anno, mentre la percentuale sale al 55% (contro la media del 51%) tra chi ha già familiarità con l'apparecchio. Nell'arco di un triennio l'intenzione d'acquisto sale al 66% (49% la media), e addirittura all'81% (contro il 73% di media) tra chi conosce già il prodotto. Anche la disponibilità di spesa per acquistare una tavoletta elettronica è molto elevata, inferiore solo a quella della Norvegia, ma superiore a quella di paesi come la Germania, la Gran Bretagna o il Regno Unito: fino a 245 euro per un apparecchio multi-purpose. E parimenti elevata è la disponibilità a pagare per i contenuti: dai 5 ai 10 euro per un libro digitale (anche in questo caso dietro solo la Norvegia), dai 2 ai 4 euro per una copia online di una rivista (davanti c'è solo la Finlandia) e dai 5 agli 11 euro per l'abbonamento mensile a un quotidiano d'informazione (dietro la Spagna, dove la disponibilità a pagare è di 9-14 euro).

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Tags Correlati: 1 | Amazon | Apple | Italia | Marc Vos | Norvegia | Sony | Tecnologie

 

Il 92% degli interpellati pensa di leggerci un libro, l'87% una rivista digitale, l'88% vuole l'informazione. La principale motivazione all'utilizzo di un supporto elettronico piuttosto che cartaceo? Una motivazione ecologica, di rispetto dell'ambiente, seguita da una ragione pratica, non portar con sè grossi pesi.

«Sui libri è abbastanza chiaro come funzionerà – nota Marc Vos, partner di Bcg Italia – L'offerta si sta costruendo, Kindle, che si appoggia ad Amazon, e Sony hanno il loro store, Apple lo avrà. Per gli editori di libri si tratterà di far rinascere il meccanismo dei club di lettura, in modo da stabilizzare i ricavi». Molto meno chiaro invece come si adatterà l'informazione di qualità e soprattutto la stampa periodica alle nuove frontiere tecnologiche. Ma secondo Vos la "tavoletta" è comunque una grande opportunità per il settore. Non si eliminano solo i costi di stampa, ma anche quelli di spedizione, e c'è la possibilità di "inventare" canali di introiti alternativi. Per esempio, nota Vos, le riviste di moda o di sport potranno offrire anche l'accesso a prodotti o a biglietti per eventi. Per l'informazione si tratterà di avere un aggiornamento costante, ma non è chiaro ancora come la periodicità delle riviste si sposi con questa esigenza. Ma perchè la cosa dovrebbe funzionare con la tavola se con Internet non si è ancora riusciti a capire come far pagare i contenuti? «Perchè su Internet è sempre stato tutto gratis, mentre l'iPad come modello è molto più vicino a un iPhone che a un pc», osserva Vos. E se gli italiani sono già abituati a pagare col telefonino, il passo allo schermo più ampio potrebbe essere naturale. A patto però che i contenuti non deludano.
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