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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2010 alle ore 08:11.
Anche in Italia c'è qualcuno che si occupa della trasmissione wireless di energia, a grandi o piccole distanze. All'Università di Trento, il gruppo Eledia (che sta per Electromagnetic diagnostic lab) diretto dal professor Andrea Massa, collabora con John Mankins già da qualche anno, insieme al professore emerito Giorgio Franceschetti.
«Stiamo studiando come focalizzare perfettamente il fascio di microonde che parte dalle antenne trasmittenti nello spazio e arriva alle antenne riceventi a terra», spiega Massa. Di fatto, nulla è scritto con il fuoco e, fra le numerose possibilità offerte dalla tecnologia, ci sono mille decisioni da prendere. «Quanto devono essere grandi le stazioni riceventi? Mankins immagina qualcosa di piuttosto grande, ma in Europa sarebbe forse logico pensare più in piccolo. E quale frequenza usare? Fra quelle disponibili, ci sono due finestre a 2.45 e a 94 gigahertz, ognuna con i suoi pro e i suoi contro».
Quel che è certo è che, anche in Italia, l'idea dei satelliti per l'energia solare ha drizzato molte antenne. Alla tavola rotonda organizzata da Massa e dal suo team a Rovereto, dove Mankins è stato invitato a parlare, c'erano anche Sergio Garribba (direttore per l'energia al ministero dello Sviluppo economico), Vincenzo Gervasio del Cnel e Lorenzo Fiori di Finmeccanica, che hanno tutti applaudito all'idea, come a qualcosa da prendere in futura considerazione. «Senza contare – dice Massa – che la trasmissione wireless dell'energia potrà avere numerose e importanti applicazioni anche a terra». (m.mag)