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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2010 alle ore 13:04.
Ottobre 1983: Steve Jobs è già un mito. Ospita un programma organizzato dalla Apple. Sul palco appaiono dei giovani programmatori. Lui li intervista. Quel giorno c'è Bill Gates, che dimostra 15 anni. Jobs è bellissimo, abbronzato, con una testa piena di capelli. Gates dice che nel 1984 la metà del suo fatturato verrà da prodotti McIntosh della Apple. Jobs la Apple e i McIntosh sono il fenomeno del decennio. La Microsoft deve ancora decollare. Il vicino di Gates è il fondatore di Lotus 1-2-3 che in quel momento è più famoso di lui. Il video è un pezzo di storia.
Poi come sempre capita negli affari, le cose cambiano. Già nel 1985 Jobs lascia anche per un pezzetto il ponte di comando di Apple. Ricordo che andai a intervistare il suo successore, John Sculley, era un manager preppy. Veniva dalla Pepsi Cola, dove poteva diventare capo azienda. Jopbs fondò la Next. In quell'epoca passava da New York Romano Prodi, che, come sapete, è un grande esperto di politiche industriali: «In genere - mi disse - un imprenditore di grido che deve ricominciare da capo non ripete gli stessi successi del passato. Sono curioso come andrà a finire». Poi Sculley se ne andò e Jobs tornò alla Apple che vivacchiava.
Andiamo al 2000: il titolo Microsoft capitalizza 556 miliardi di dollari. Quello di Apple 15 miliardi di dollari. Il mito è Gates, l'uomo più ricco del mondo. Arriviamo a oggi: la settimana scorsa la Apple ha superato per capitalizzazione di mercato la Microsoft: 221 miliardi di dollari contro 219. Steve Ballmer, capo di Microsoft, minimizza: «Mi importa poco…», dice. Non è vero. Gliene importa eccome. Ho rivisto Jobs e Gates insieme sul palco nel 2007, a discutere, intervistati da Walt Mossberg il guru digitale del Wall Street Journal. Si punzecchiavano. Gates più morbido, ma fermo. Jobs un po' più rigido vagamente altezzoso.
Allora il percorso per Apple sembrava in discesa. Quello per Microsoft in salita. La differenza? Gates ha cercato diversificazione senza ancora riuscirci. Jobs l'ha trovata nei prodotti al consumo: nel 2007 fa cadere dal marchio Apple "computer". Resta solo Apple. E Microsoft? La rivalità continua. Ma i soldi e le acquisizioni di Microsoft da sole non bastano per crescere. E Pordi ha avuto la sua risposta: un successo imprenditoriale doppio – e persino triplo - è possibile. Certo, non tutti hanno il genio creativo e poliedrico di Jobs. Forse neppure Bill Gates.