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DOMATORE DI aquiloni

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2010 alle ore 08:12.

L'INGEGNERE Massimo Ippolito HA INVENTATO IL KITEGEN PER SFRUTTARE L'ENERGIA D'ALTURA L'energia cerca nuove fonti e l'Eni premia chi le trova. Gli Eni Award, consegnati ieri al Quirinale, sono andati a uno scienziato spagnolo, Avelino Corma, e a uno australiano, Mark Knackstedt, per le nuove frontiere degli idrocarburi, all'americana Angela Belcher per le energie rinnovabili e a Francois Morel per la protezione dell'ambiente. Ma i due riconoscimenti di più lungo respiro, quelli al debutto nella ricerca, sono andati a due ragazzi italiani: Lorenzo Fagiano, ingegnere impegnato sul fronte del l'eolico d'alta quota, e Matteo Mauro, chimico esperto di materiali luminescenti.
«Studi recenti indicano che l'energia del vento potrebbe da sola coprire l'intero fabbisogno energetico mondiale», spiega Fagiano, post-doc al Politecnico di Torino. «Ma la tecnologia eolica attuale è in grado di sfruttare solo una piccola parte di questa grande quantità di energia e non sono previsti significativi miglioramenti in futuro: in un buon sito, una torre eolica produce in media solo il 30-40% della sua potenza nominale», precisa Fagiano. Una vera rivoluzione potrà arrivare solo dallo sfruttamento dei venti d'alta quota e la loro conversione in elettricità.
La tesi di dottorato di Fagiano, la prima al mondo in questo settore, dimostra come i generatori eolici d'alta quota possano raggiungere una potenza media da 20 a 50 megawatt per chilometro quadrato di terreno occupato, notevolmente superiore ai circa 3,5 megawatt ottenibili con l'eolico di terra. Questa tecnologia si basa sull'utilizzo di aquiloni collegati a terra da due cavi, avvolti attorno a due tamburi e collegati a loro volta a motori/generatori elettrici, che permettono di convertire le forze agenti sui cavi in potenza meccanica ed elettrica.
«I kite – spiega Fagiano – sono in grado di volare ad altezze dal suolo pari a 200-1.000 metri, dove soffiano quasi ovunque nel mondo venti più forti e meno variabili». La rivoluzione, dunque, arriverà da un aquilone.

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