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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2010 alle ore 08:11.
RISALE AL FILOSOFO E SCRITTORE FRANCESE Montaigne UNO DEI PIÙ FAMOSI SAGGI SULL'AMICIZIA DI TUTTI I TEMPI DI ALESSIO JACONA
«Oggi parole importanti come "amicizia" e "amico" non indicano lo status effettivo di una relazione, ma le sue potenzialità ancora tutte da esplorare», un futuro possibile che non si è ancora verificato. Derrick de Kerckhove, direttore del McLuhan Program in Culture and Technology, docente e sociologo di fama internazionale, sorride divertito mentre spiega come l'avvento dei social network, e in particolare di Facebook, stia modificando radicalmente il nostro modo di intendere i rapporti sociali, così come il significato che diamo alle parole usate per descriverli.
«Certo – chiarisce – l'avvento di internet e dei network sociali ha indubbiamente il merito di aver portato una certa effervescenza nei rapporti interpersonali, aiutando a socializzare persone che altrimenti sarebbero restate chiuse in casa, consentendo ad altre di trovare l'anima gemella e creare legami nuovi». Ciò non toglie che, proprio a causa di Facebook, l'idea stessa di amicizia stia cambiando nel nostro sentire: in passato, almeno nel suo significato più nobile, il termine identificava una relazione stabile, basata sulla fiducia costruita in anni di consuetudine. Oggi è quasi una promessa: quando un utente di Facebook ci chiede di aggiungerlo agli amici, spesso è solo l'inizio di un rapporto umano tutto ancora da costruire.
Cambia il modo di vivere e intendere le relazioni. Cambia la maniera in cui vengono create e fruite le informazioni. Siamo ormai immersi nel cosiddetto "real-time web", ovvero un luogo dove i contenuti sono come un fiume che scorre sempre più veloce e che appare sempre meno profondo. Difficile dire se sia un bene o un male: quando chiediamo a de Kerckhove se non si rischi un impoverimento dell'esperienza umana, egli risponde focalizzando sugli aspetti positivi di un «fenomeno in continua evoluzione e comunque inarrestabile».
E lo fa identificando in Twitter e nella sua capacità di far circolare le informazioni, l'espressione forse più brillante della nuova rete: «Grazie alla velocità con cui fa circolare piccoli pezzi di informazione – spiega – il sito di micro-blogging consente la creazione di relazioni "sinaptiche" tra le persone, dove ognuno di noi è il nodo di un grande ipertesto. La possibilità di comunicare in tempo reale – spiega – determina una diffusione del messaggio che è al contempo "omeopatica" e "ipertinente": omeopatica perché il messaggio più piccolo (appena 140 caratteri) può avere un impatto su scala globale. Ipertinente perché, grazie alla natura stessa della rete come la conosciamo oggi, il messaggio nella bottiglia gettata nell'oceano è letto da tutti e trova sempre il suo vero destinatario».