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«Prima della super-rete pensare al digital divide»

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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2010 alle ore 08:07.


«Cosa penso del tavolo voluto dal Governo tra Telecom e gli operatori alternativi? Penso che dal viceministro Paolo Romani non abbiamo ricevuto alcun invito a partecipare, e poi che prima di parlare di nuova rete in fibra bisognerebbe far funzionare meglio quella che c'è già, dando priorità non solo al settore consumer ma anche alle aziende».
È una voce fuori dal coro quella di Corrado Sciolla, amministratore delegato di British Telecom Italia, un miliardo di fatturato, 1.250 dipendenti nel nostro paese e un business fatto sui servizi telefonici alle imprese. La società, dopo un 2008 «molto difficile», chiuso il 31 marzo dell'anno scorso con una perdita di 39 milioni, sta tentando di raddrizzare i conti, dando sprint «soprattutto al'ebitda». Domani Vodafone, Wind, Fastweb e Tiscali siederanno, insieme con Telecom Italia, al tavolo voluto dal Governo per parlare di banda ultralarga e del progetto lanciato dagli operatori alternativi di un nuovo network interamente in fibra.
Qual è la sua opinione su questa iniziativa, che ha già incassato il no di Telecom?
Intanto dal Governo non abbiamo ricevuto alcun invito. Poi mi sembra chiaro che questo progetto è molto focalizzato sul mercato residenziale e noi in Italia serviamo sostanzialmente il mercato business.
Ma sull'idea di questa super rete è d'accordo?
Personalmente credo che, nel medio periodo, per l'Italia sia più importante superare il digital divide che avere una rete in fibra che oggi servirebbe a poco. Meglio rendere più efficiente il network che c'è già, anziché portare la fibra a tutti.
Scusi, non le sembra un discorso poco lungimirante?
È strano pensare che con tutte le criticità che ha il nostro paese si debba andare a finanziare una rete in fibra per supportare servizi che forse ci saranno tra quindici o vent'anni. Senza contare che nel 2025 ci potrebbero essere nuove tecnologie da utilizzare.
Una rete più veloce stimolerà servizi più evoluti.
Qual è il differenziale di prezzo che i clienti saranno disposti a pagare, rispetto all'Adsl, per avere la fibra? In questo momento si parla di un premium price di 2-3 euro.
Quali interventi dovrebbero essere messi in moto?
Dobbiamo puntare sulle aree metropolitane per creare una rete in grado di raccogliere più traffico. E poi puntare maggiormente sul cloud computing, sulla possibilità di far migrare prodotti e servizi in remoto, la vera evoluzione delle infrastrutture informatiche. Nel futuro dovremo imparare a utilizzare i computer come oggi si utilizza l'energia elettrica, solo quando ci serve.

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Tags Correlati: British Telecom | Corrado Sciolla | Fastweb | Gran Bretagna | Internet | Italia | Paolo Romani | Tiscali | Vodafone | Wind

 

E l'aumento del canone dell'ultimo miglio?
Be', rimango perplesso in merito al comportamento dell'Agcom, che da un lato spinge lo sviluppo di una rete di nuova generazione e poi permette a Telecom Italia di far crescere i prezzi dell'unbundling incentivando la "vecchia" rete in rame.
Nel Regno Unito Bt è quello che in Italia è Telecom. Ritiene che l'accesso alla rete da noi sia davvero "aperto"?
Le rispondo così: in Inghilterra, dove c'è un network davvero aperto, nessuno ha pensato di fare una seconda rete.
Alcune voci di mercato vi danno in "fuga" dall'Italia, o comunque in vendita. Prima le avances di Fastweb, poi di Wind. Cosa c'è di vero?
Nulla, dopo la Gran Bretagna, per Bt il mercato più importante è quello dell'Italia.
http://danielelepido.
blog.ilsole24ore.com
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