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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2010 alle ore 08:09.
BRESCIA
Alla faccia di quelli che dicono che da Lumezzane, in provincia di Brescia, arrivano solo posate e valvolame termosanitario. Alla faccia di chi da tempo, anche in questa parte d'Italia, invoca i dazi per scoraggiare l'avanzata dei cinesi. Undici imprenditori lumezzanesi, sei anni fa, si sono messi in testa di diversificare. Partendo da business veramente "old", come la lavorazione delle leghe non ferrose (Berna Ernesto spa e Bonomi Eugenio spa), la fusione e deformazione del metallo (Mario Fernando srl e Urbani srl) l'utensileria (Gagitì snc), il valvolame e il termosanitario (Greiner spa, Omb Saleri spa, Omp-Tea spa, Sanicro srl), la posateria e il casalingo (Ilcar srl, Serafino Zani sas). Ora sono pronti ad entrare in un mercato nuovo, con un prodotto tecnologicamente avanzato.
Il cavallo di Troia si chiama Gloreha e il nome, per chi mastica un po' di vocabolario anglosassone, dice tutto. Si tratta di un guanto (glove in inglese) per la riabilitazione ortopedica della mano (rehabilitation, appunto), per pazienti colpiti da ictus o da traumi cerebro-spinali. Un esoscheletro, una specie di "mano artificiale" programmabile via software. Un salto tecnologico di tutto rispetto per questi imprenditori. Ma, soprattutto, un cambio di mentalità rispetto a un passato fatto di autarchia e gelosa custodia di "segreti" aziendali.
«Ci siamo messi insieme per cercare nuove possibilità industriali in settori innovativi: abbiamo dimostrato che esistono formule funzionanti per superare i limiti dell'industria bresciana» spiega Carlo Seneci, presidente di Idrogenet srl, la start up che ha riunito le ambizioni degli undici "coraggiosi". Con entusiasmo e, forse, un briciolo di ingenuità, l'azienda ha in un primo momento puntato tutto sull'idrogeno (da qui il nome Idrogenet). Poi ha esplorato le opportunità delle energie alternative. Infine, grazie ad alcuni contatti in ambito accademico, l'azienda si è buttata sul biomedicale.
Con un capitale sociale iniziale di 102mila euro, e un recente investimento di 500mila euro, è arrivato il primo prodotto. «La riabilitazione degli arti superiori – spiega Paride Saleri, tra i primi a credere nell'operazione – è trascurata rispetto a quella inferiore. Siamo riusciti a sviluppare un esoscheletro non eccessivamente costoso: l'obiettivo è metterlo sul mercato a poche migliaia di euro». Il guanto (sarà presentato ufficialmente giovedì 8 luglio, in un incontro pubblico a Lumezzane) contiene know how ed esperienza delle aziende della zona (dalle applicazioni pneumatiche ed idrauliche fino a piccole soluzioni meccaniche): ora gli imprenditori puntano ad ampliare ulteriormente le potenzialità del prodotto.