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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2010 alle ore 08:18.
Qualche bel panorama, una manciata di minuti di dialoghi e poi giù a sparare per ore. David Wong, scrittore di racconti horror ha consegnato al sito per appassionati di videogame, Craked, tutta la sua delusione per come non si sono evoluti i videogame paragonandoli a B-movies. Personaggi stereotipati, dialoghi scritti per adolescenti dagli ormoni impazziti e una struttura del gioco sempre uguale a se stessa che alterna due minuti di storia ad almeno venti dedicati ai combattimenti. La tesi del suo intervento, che ha mandato su tutte le furie i cultori del gaming, è che i videogiochi, nonostante i quasi quarant'anni di storia, siano rimasti per la grandissima parte un intrattenimento ancora immaturo e, comunque, sempre uguale a se stesso. Come se il cinema avesse scelto di produrre solo film d'azione e splatter o film d'animazione per bambini. In un certo senso è così: l'E3 di quest'anno ha conosciuto una celebrazione senza precedenti degli sparatutto, un genere di giochi d'azione dove sostanzialmente si esplora un mondo in 3D imbracciando un fucile . Tuttavia, quella di Wong resta una provocazione. Se guardiamo dall'alto la produzione dei videogame (si legga la pagina accanto, ndr) dagli anni Settanta a oggi è difficile non accorgersi di quanto il prodotto videoludico sia cambiato. Non solo da un punto di vista tecnologico ma anche dei contenuti. Neppure il cinema ha conosciuto una così ampia diversificazione in generi e sottogeneri. Insomma, le eccezioni non sono eccezioni. L'elenco sarebbe lunghissimo, da Heavy Rain a Red Dead Redemption, solo per citare gli ultimi. E a dimostrarlo concorrono i moltissimi scrittori, registi e artisti che vuoi per spirito di sperimentazione vuoi perché attratti da una industria da 51 miliardi di dollari si sono convertiti al videogame lavorando a stretto contatto con softweristi e designer. Peraltro non senza qualche difficoltà dovuta alla natura del medium, come sulle pagine di Edge, ha sottolineato Karen Travis, autore di best seller del «New York Times» e impegnato nella trama del gioco Gears of War 3: «Ci vuole tempo per apprezzare il fatto che come scrittore non puoi controllare quello che il giocatore vede e ascolta. Puoi solo costruire la trama dentro cui lui automamente può decidere di esplorare».