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UNA RETE ibrida PER LA SUPER BANDA

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2010 alle ore 08:20.

Una rete Ngn (Next generation network) con un cuore ibrido, per portare la fibra ottica nelle case e negli uffici del 50% degli italiani. È questa la proposta tecnologica che potrebbe far volare la banda larghissima oltre gli ostacoli e le divergenze d'opinione. In una stessa rete sposa le architetture Gpon e Point to point, sulla cui scelta sono divisi Telecom Italia da una parte e gli operatori alternativi dall'altra.
«Fastweb, Tiscali, Vodafone e Wind hanno presentato la proposta al tavolo di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici – dice Mario Mella, responsabile rete di Fastweb –. Quest'architettura ibrida potrebbe debuttare già nell'Ngn che i quattro operatori stanno creando a Collina Fleming, a Roma», aggiunge. In questi giorni stanno migrando sull'Ngn i propri clienti di Fleming. È un progetto pilota, anticamera della grande Ngn nazionale, per la cui sostenibilità è necessaria però la partecipazione anche di Telecom Italia.
Ed è qui il dilemma: Telecom e i quattro divergono anche sulla tecnologia da adottare. Telecom sta realizzando una rete Gpon: un solo cavo in fibra che dalla centrale arriva in strada, fino a uno splitter passivo, portando qui 1 o 2,5 Gbps. Lo splitter crea poi una fibra per ciascun utente (fino a 50 per cavo). Gli operatori alternativi invece hanno scelto il Point to point: una fibra per ciascun utente, 1 Gbps a testa, fin dalla centrale. Gpon è più economico da realizzare per chi possiede l'ultimo miglio: del 20-30% circa, secondo molti esperti (Idate, Yankee Group, Infonetics, ma Telecom stima percentuali più alte). Di contro, il Point to point (Ptp) dà prestazioni pro capite superiori ed è «un'infrastruttura che resterà valida per i prossimi cento anni, salvo piccoli upgrade degli apparati», dice Mella. Altro vantaggio: il Ptp è del tutto aperto alla concorrenza, a differenza del Gpon e dell'attuale rete di Fastweb, che è il solo operatore a oggi a offrire servizi commerciali di fibra ottica nelle case (due milioni quelle coperte). Se l'Ngn italiana dovesse essere in Gpon, infatti, nell'immediato i concorrenti privi di fibra propria potrebbero accedervi solo in modalità bitstream, con profili di servizio e velocità finali decise da Telecom. Non sarebbe possibile l'unbundling. Adesso ci sono solo ipotesi tecnologiche per fare una sorta di unbundling su Gpon: Wdm pon o Stacked Gpon. Nel primo caso, gli operatori si passano lambda (colori). Nel secondo, invece, per ciascuno di loro c'è una lambda dedicata, sullo stesso cavo in fibra condiviso. «Ci vorranno almeno cinque anni però perché questo sia realizzabile e chissà quanto tempo ancora perché gli apparati relativi scendano a prezzi competitivi», dice Mella.

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Ecco perché l'idea è sommare entrambe le tecnologie nella centrale. Ogni operatore alternativo avrebbe un Dslam, che può sia dare l'Adsl sia portare la fibra ottica, in Point to point. Secondo la proposta dei concorrenti, Telecom nella centrale dovrebbe mettere non solo il proprio apparato Olt (Optical line terminal) per il Gpon, ma anche lo splitter. In questo modo, fin dalla centrale ci sarebbe una fibra per utente, anche con il Gpon. Lo svantaggio: ci sarebbe più fibra da mettere e bisognerebbe ricavare più spazio in centrale. Il vantaggio è che ogni operatore sarebbe libero di usare la tecnologia preferita (Gpon o Ptp), senza danneggiare la concorrenza né la fattibilità di un'infrastruttura comune a valle della centrale.
Con questo modello ibrido, infatti, le fibre di tutti gli operatori possono entrare nello stesso cavo, dalla centrale fino agli utenti. Bisogna vedere se Telecom è d'accordo: è sempre qui il nodo. Al momento non si pronuncia, ma le prossime settimane saranno fondamentali per trovare un accordo, visto che sono previsti incontri tra le parti anche con la mediazione del ministero dello Sviluppo economico e del Comitato Ngn presso Agcom. Intanto, in questa fase in cui molti punti sono in sospeso, Fastweb progetta di migliorare anche la propria rete in fibra: già adesso dà i 100 Mbps alla clientela business e in futuro potrebbe offrirli anche ai privati; «stiamo lavorando inoltre per fornire a tutti i clienti (in fibra e Adsl) un indirizzo Ip pubblico, entro il 2011», dice Mella. Supererebbe quindi il limite dell'attuale rete, che assegna di base un Ip privato alla clientela residenziale. In qualche modo la nuova rete sfrutterà le infrastrutture di quella attuale, ma al momento non si conoscono i dettagli del passaggio. Né se la vecchia rete cesserà d'esistere quando arriverà la nuova Ngn.
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