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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2010 alle ore 08:07.
MILANO
Un'ottantina di persone che avevano perso o danneggiato gravemente la vista a causa di bruciature dovute a prodotti chimici sono tornate a vedere grazie a cellule staminali prelevate dai loro stessi occhi. Un successo che porta la firma di ricercatori italiani che da 15 anni lavorano per mettere a punto una tecnica di rigenerazione della cornea: Graziella Pellegrini, docente di Biologia cellulare e coordinatrice della Terapia cellulare al Centro di medicina rigenerativa "Stefano Ferrari" dell'Università di Modena e Reggio Emilia e il direttore del centro, Michele De Luca, docente di Biochimica cellulare presso lo stesso ateneo. I ricercatori hanno prelevato le cellule staminali dal margine della cornea, il limbo («basta un millimetro di tessuto sano» spiega Graziella Pellegrini), e le hanno moltiplicate in laboratorio. Poi l'équipe di Paolo Rama, dell'Istituto Scientifico San Raffaele di Milano, le ha inserite sulla cornea bruciata. Su 107 occhi trattati, 82 sono tornati a vedere, e 14 hanno recuperato parzialmente la visione. I miglioramenti ottenuti nei pazienti sono stabili: la loro cornea ricostruita è in grado di rigenerarsi come quella sana.
La tecnica, pubblicata online sul "New England Journal of Medicine", presenta il vantaggio di utilizzare cellule prelevate dal paziente: non c'è rischio di rigetto né servono farmaci immunosoppressori.
Furono proprio Pellegrini e De Luca, nel 1997, a pubblicare su «Lancet» il primo lavoro in cui veniva applicata la medicina rigenerativa in oculistica. Avevano coltivato la cornea a partire dalle staminali dell'occhio e l'avevano trapiantata con successo su due pazienti.
I due colleghi (che sono marito e moglie) hanno iniziato a lavorare in questo campo più di 20 anni fa. «Una volta imparato a manipolare le cellule è sorta naturalmente la voglia di iniziare a studiare altri epiteli» spiega Pellegrini.
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