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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2010 alle ore 08:07.
Google ha vinto una contesa giudiziaria che ha un ruolo chiave per determinare i futuri rapporti tra contenuti web e tutela del copyright. Un giudice federale di New York, Louis Stanton, ha stabilito ieri, infatti, che Mountain View non ha violato il copyright del colosso televisivo Viacom per le circa 24 ore di video pirata finiti su YouTube. Viacom ha dichiarato che andrà in appello, ma resta il fatto che questa vittoria è un risultato importante per Google e per chiunque faccia business con contenuti degli utenti sul web.
La denuncia di Viacom, risalente a tre anni fa, riguardava infatti video presi da canali Mtv e Comedy Central (su cui detiene il copyright) e caricati su YouTube da alcuni utenti internet.
Viacom aveva chiesto a Google, proprietaria di YouTube, un miliardo di dollari di risarcimento per violazione del copyright.
La posizione del colosso del web sembrava essersi aggravata poche settimane fa: erano emerse alcune lettere, da cui risultava che i gestori di YouTube sapevano di questo problema. Il giudice Stanton ne ha preso atto e ha aggiunto, nella sentenza, che secondo le prove i gestori del sito «non solo ne erano genericamente al corrente ma anche ne erano contenti, poiché il materiale pirata era interessante per gli utenti». E quindi permetteva di attirare più pubblico sul sito. È in quel "genericamente" che c'è il motivo principale della sentenza. Secondo il giudice, Google/YouTube aveva soltanto una «generica consapevolezza» che c'erano video pirata sulla piattaforma web, ma non sapeva quali fossero nello specifico. Ogni volta che un detentore di copyright aveva segnalato i video pirata, Google/Youtube li aveva subito rimossi. Il giudice menziona, ad esempio, quando Google ha rimosso entro un giorno lavorativo 100mila video pirata segnalati in massa da Viacom a febbraio 2007.
Per questi motivi, il giudice ha valutato che l'operato di Google ricade sotto le protezioni del Digital Millenium Copyright Act (Dmca). È una normativa che, negli Usa, protegge un gestore di sito web per le violazioni al copyright fatte dai propri utenti, qualora intervenga in modo tempestivo dopo una segnalazione. Protesta Viacom che motiva il ricorso in appello parlando di «sentenza difettata» e accusando il giudice di errata interpretazione del Dmca.