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Tecnologie Computing

Mercato dorato per le applicazioni

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2010 alle ore 08:11.


MILANO
Dall'iPhone all'iPad in casa Apple, ma più in generale gli smartphone e i tablet stanno provocando un effetto collaterale importante: il dorato mercato delle applicazioni. Secondo la stima della società d'analisi Piper Jaffray dal 2008 a oggi il fatturato dall'App Store di Apple è arrivato a 1,4 miliardi, di cui 189 milioni di dollari sono finiti alla società di Cupertino, che proprio ieri ha anche annunciato di aver raggiunto 1,7 milioni di iPhone 4 venduti sabato 26 a soli tre giorni dal lancio.
Ora il mercato delle app riceve nuovo impulso dalla geolocalizzazione. In gergo si chiama “check-in”: nel mondo dei social network è una parola che indica l'ingresso in un negozio, un ristorante, un museo. A segnalare il “check-in” sono, per esempio, gli iscritti di Foursquare, una rete sociale online simile a Facebook, ma collegata con i luoghi della città. Le persone scrivono dove si trovano con un breve messaggio attraverso il cellulare. Proprio la “geolocalizzazione” unisce i social network al territorio locale grazie alle applicazioni.
Foursquare guadagna 100mila utenti ogni dieci giorni: potrebbe ricevere presto un cospicuo investimento da parte di una società di venture capital, Andreessen-Horowitz. Ma deve affrontare la competizione con altri rivali, come Gowalla. Twitter ha già integrato un servizio di geolocalizzazione (“Places”) e anche Facebook vuole consentire agli utenti di segnalare in tempo reale dove si trovano.
Tornando alle applicazioni e al loro momento d'oro, il modello dell'App Store – il negozio di microsoftware che in soli due anni è stato in grado di creare un mercato prima inesistente – sarà presto imitato da altre aziende.
Apple ha inaugurato un modello globale di collaborazione con i programmatori informatici. Poche settimane fa Steve Jobs, fondatore dell'azienda di Cupertino, ha dichiarato che gli sviluppatori software hanno ricevuto un miliardo di dollari a partire dal varo dell'App Store, nel luglio del 2008. Da allora gli utenti hanno scaricato 5 miliardi di applicazioni per iPhone e per iPod touch. A partire dagli annunci trionfalistici di Jobs, gli analisti di Piper Jaffray hanno raccolto una sfida: valutare l'economia generata dalle apps. Hanno tenuto conto del modello di condivisione dei ricavi stabilito da Apple: il 30% degli incassi va all'azienda di Cupertino e il restante 70% ai programmatori. Poi il team ha calcolato il giro d'affari per un mercato che ha convinto a scendere in campo colossi dell'informatica e delle telecomunicazioni come Nokia, Microsoft, Google, Rim. Secondo Piper Jaffray, il fatturato complessivo dell'App Store dal luglio 2008 è arrivato a 1,4 miliardi di dollari: resta alla Apple un utile lordo pari a 189 milioni di dollari, in seguito alla ripartizione dei ricavi con gli sviluppatori. Per alcuni tecnoartigiani è un affare d'oro: Brian Greenstone, per esempio, ha guadagnato 4,2 milioni di euro con il gioco tridimensionale Enigmo.

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Tags Correlati: Apple | Brian Greenstone | Foursquare | Google Maps | ITunes Music | Microsoft | Nokia | Rim | Software | Steve Jobs

 

Trasformare l'iPhone in un flauto da suonare con le dita appoggiate al display touch ha portato a Ge Wang 1,5 milioni di euro. La società d'analisi, poi, ha scavato più a fondo per capire alcune caratteristiche della “apps economy”. I programmatori finora hanno progettato 225mila applicazioni differenti. Gli utenti dell'azienda fondata da Steve Jobs hanno accesso gratuitamente all'81% delle applicazioni. Il restante 19% viene scaricato a pagamento: l'acquisto ha un prezzo medio di 1,49 dollari.
Secondo Nielsen, per iPhone le tre più utilizzate sono Facebook, iPod/iTunes e Google Maps.
Anche altre vetrine online si arricchiscono. Google offre per il suo sistema operativo Android 65mila applicazioni e Blackberry 7mila. E presto debutterà Microsoft con un suo “app store”.
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