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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2010 alle ore 08:10.
MILANO
Prima di guardare un video musicale o il trailer di un film arriva uno spot pubblicitario. Ma per saltarlo basta un click. È un esperimento di YouTube sui filmati online: sarà operativo entro l'anno. Per gli spettatori significa che, se vogliono, potranno evitare di vedere le inserzioni commerciali su internet. È un tentativo di comprendere le abitudini del pubblico online a partire da una ricerca in corso negli ultimi otto mesi. Secondo le analisi di Google, le persone che guardano gli spot preferiscono la brevità e la creatività: otto su dieci sono attente agli annunci commerciali se durano 15 secondi. E un messaggio promozionale in grado di coinvolgere gli spettatori triplica l'audience. Anche gli inserzionisti, sottolinea Google, sarebbero disposti a pagare di più.
Le grandi aziende hitech sperimentano ibridazioni tra accesso gratuito e a pagamento. Molte partono dagli Stati Uniti. E puntano su un mercato in espansione: le previsioni di Pricewaterhouse & Coopers stimano che gli investimenti per la pubblicità vista da cellulari, tablet e altri dispositivi mobili triplicheranno fino a 7,7 miliardi di dollari nel 2014, un valore pari al 7,4% del mercato online per il marketing. Guarda in avanti Hulu: è la seconda platea per i video su internet negli Stati Uniti. E progetta un'ampia gamma di applicazioni software. Arriverà su iPhone, iPad, tra i videogiochi (con PlayStation). E anche sugli schermi delle televisioni connesse a internet e sugli apparecchi Blue-Ray di Samsung. Le applicazioni saranno incluse in un servizio a pagamento, Hulu Plus, a 9,99 dollari che conterrà un archivio di puntate dei principali telefilm trasmessi durante la stagione. Per esempio, lo show Saturday Night Live e il telefilm Happy Town. Adesso la visione di Hulu è gratuita, ma include inserzioni commerciali ed è limitata agli Stati Uniti. A sostenerla sono tre network: la Nbc Universal della General Electric, News Corp guidata da Rupert Murodoch e la Abc della Disney. Finora ha puntato sulla pubblicità e sugli spettatori che guardano le trasmissioni davanti al display dei computer.
A cambiare gli equilibri in campo interviene Apple: ieri ha debuttato la piattaforma pubblicitaria iAd. Ha già raccolto investimenti per 60 milioni di dollari da multinazionali come Nissan e Citigroup. Nella visione di Steve Jobs, fondatore dell'azienda di Cupertino, gli annunci promozionali diventano applicazioni, come i software utilizzati su iPhone: possono unire giochi, servizi di ricerca, interattività. Apple preme il piede sull'acceleratore. Ma la collaborazione degli sviluppatori software è decisiva: contribuiranno all'evoluzione delle applicazioni, secondo il modello di condivisione dei ricavi già sperimentato che assegna il 30% alla società di Cupertino e il 70% ai programmatori. La piattaforma iAd è accessibile da iPhone e nei prossimi mesi anche da iPad. Secondo Noah Elkin, analista di eMarketer, sarà un trampolino di lancio per coinvolgere il pubblico online. Ma il laboratorio tecnologico per il marketing su internet è in continuo fermento. A partire dal 2000 Google ha costruito il sistema pubblicitario AdWords, collegato con il suo motore di ricerca. E adesso la società di Mountain View sottopone agli utenti evoluzioni e progetti alternativi: nella versione internazionale gli annunci di vendita, per esempio, saranno affiancati dalle stellette per segnalare le recensioni di precedenti acquirenti. È un'integrazione con l'opinione delle persone: i voti del pubblico arriveranno dal negozio online di Google Product search e da altri servizi web.