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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2010 alle ore 08:08.
frontiere
>ENERGY HARVESTING Una strada può trasformarsi in uno spazio per produrre energia e generare sostenibilità Una strada è una strada, si direbbe. Un'infrastruttura fatta per la viabilità, per far viaggiare veicoli, e al massimo trarne un pedaggio. Un costo, in sostanza, in massima parte a carico delle pubbliche amministrazioni, e quindi dei contribuenti. Ma se, invece, e con opportuni investimenti, una strada potesse tramutarsi in elemento attivo del territorio, capace di generare sostenibilità, disinquinamento, energia e persino ricchezza netta?
Questa è la domanda da cui è partito il progetto "KmZeroRoad", nato dalla collaborazione tra un'azienda edile bergamasca, la Vitali, e uno studio di design e architettura, Total Tool, fondato da Giulio Ceppi, docente del Politecnico di Milano.
Il progetto delineato da Total Tool si basa, al fondo, su un concetto semplice: «Una strada è tre cose allo stesso tempo – spiega Ceppi –: un'infrastruttura per la viabilità, un elemento dell'ecosistema circostante, e un lungo "real estate" di territorio in gran parte inutilizzato. La strada inquina, e noi possiamo mettervi cementi fotocatalitici capaci di abbattere la CO2 e altri inquinanti insieme a spalliere verdi, su pensiline in grado anche di funzionare come barriere anti-acustiche. Ma la strada può, per ogni tipo di territorio attraversato (pianura, collina, montagna, costa) essere una sorta di spazio per la produzione energetica. Si possono mettere pannelli fotovoltaici o solare-termici, usare il riscaldamento dell'asfalto per produrre calore sfruttando le canaline per il drenaggio delle acque piovane, pompe di calore e sistemi geotermici. E, ancora,in montagna o lungo le coste, anche turbine eoliche, o aereo generatori mini-eolici».
Un mix piuttosto vario di soluzioni, che KmZeroRoad ha catalogato, analizzato e tradotto in un "concept" complesso, recentemente presentato alla Triennale di Milano. Insieme alla formazione di un consorzio che, oltre a Vitali e a Total Tool oggi associa nomi come Italcementi e Mapei, insieme a gestori di energie rinnovabili come Dedalo, e produttori di componenti avanzati come Systaic, Daku e Virtgen. «Le nostre stime ci dicono che, con un aggravio di costi di investimento non superiore al 20% medio sugli standard, la strada attiva mostra un potenziale di ritorno, ambientale ma anche economico, molto significativo – spiega Cristian Vitali, amministratore delegato dell'omonima azienda di costruzioni –: per esempio, a seconda dei punti, possiamo mettere in poco più di un chilometro 1200 sonde geotermiche, e produrre servizi di mini-teleriscaldamento per abitazioni circostanti la strada, raggiungere i 5mila metri quadri di pannelli fotovoltaici o 3mila di aereogeneratori. Questi investimenti in circa sei anni si ripagano, secondo le nostre stime. E la strada attiva, solo con l'energia prodotta e venduta in rete, può ridurre il costo dei pedaggi, o alternativamente divenire un bene redditizio».