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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2010 alle ore 08:13.
La frontiera dell'energy harvesting è oggi di moda. La possibilità di alimentare sensori, o persino telefonini, semplicemente "raccogliendo" l'energia dall'ambiente (per esempio dalle radiazioni elettromagnetiche prodotte da tv, cellulari, wi-fi) sta muovendo produttori di gadgets come altolocati centri di R&S (Nokia). In Italia il laboratorio di elettronica di potenza dell'Università di Pavia è un po' il punto di riferimento di queste ricerche. «Conosciamo bene le tecniche per ricavare dalle onde radio disperse nell'ambiente piccole quantità di energia – spiega Enrico Dallago, responsabile del laboratorio –, ma non assegnamo un grande futuro a questo approccio». «Le normative sull'inquinamento elettromagnetico si fanno via via più stringenti – osserva il suo collega Piero Malcovati – e l'energia ricavabile si ridurrà sempre più». Meglio altri dispositivi, come quello elettromagnetico oggi in fase di sviluppo a Pavia. In pratica un cilindretto dove levita un magnete che, ad ogni vibrazione, induce una tensione in una bobina. «In pratica sarà un microgeneratore elettrico della dimensione di una batteria stilo che chiunque potrà portarsi addosso e lentamente caricherà una batteria con il solo movimento». Non solo: a Pavia è stato sviluppato anche un chip piezoelettrico, che produce corrente dalla deformazione di una sbarretta di metallo. «Ambedue non presentano problemi di fondo – conclude Dallago – e ne stiamo sviluppando l'elettronica di gestione». La strada, per questi microgeneratori portatili, è aperta. (g.car.)
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