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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2010 alle ore 16:54.
Il programma RobotDoC è un network europeo di ricerca istituito nel 2009, che mira a realizzare robot umanoidi cognitivi, capaci di riprodurre i processi mentali e dell'apprendimento umano. Ci lavora Francesca Stramandinoli, 29 anni di Vibo Valentia, che dopo una laurea in Computer science e una specialistica in Ingegneria dell'automazione all'Università della Calabria, da gennaio è approdata al dipartimento di Robotica dell'Università di Plymouth, grazie a una Marie Curie fellowship for early stage researcher.
«Il mio compito è insegnare al robot parole astratte: verbi e nomi come felicità, libertà, democrazia». Nel suo centro di ricerca usano la piattaforma iCub, un robottino che simula un bambino di tre anni e mezzo. «A quest'età si sviluppano tutti i principali processi mentali e dell'apprendimento. Lavorando con psicologi e neuroscienziati, noi tentiamo di simulare questi meccanismi secondo l'approccio connessionista, che si basa sulla creazione di link tra etichette verbali e stimoli senso-motori».
In questo modo il robot dovrebbe acquisire informazioni di base e combinarle per produrre e comprendere parole sconosciute, spiega Stramandinoli, che cerca di raggiungere questo obiettivo creando software in linguaggio C++. «Una bella sfida – racconta – visto che ci sono stati risultati positivi nel fare imparare ai robot parole e azioni concrete, ma quello delle parole astratte è un campo ancora da esplorare». A Plymouth si trova molto bene. Però spera un giorno di rientrare in Italia, «per creare qualcosa con le esperienze acquisite in Inghilterra». (le.p.)