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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2010 alle ore 16:54.
Michela Giuliano, farmacista di 26 anni, è tra i soci più giovani di Appa (Aid progress pharmacist agreement), una onlus attivata dall'Università di Torino e dalla rete dei farmacisti del territorio nel 2006, per aprire laboratori galenici nei paesi in via di sviluppo. «Il programma – spiega Giuliano – si basa sulle tesi sperimentali degli studenti della facoltà di Farmacia. Qui imparano ad assemblare tutte le forme farmaceutiche e soprattutto studiano come adattarle alle condizioni ambientali e dei pazienti. Poi partono per i laboratori e addestrano operatori locali a fare medicinali mirati per le esigenze dei luoghi».
Nel caso del progetto Appa, spiega Giuliano, ricerca non significa solo trovare nuove formulazioni ma anche trovare nuove applicazioni di competenze già note. «Ricerca per noi significa intendere l'ambiente nel quale andiamo a lavorare. Capire quali sono i nostri pazienti – anziani, bambini, quali patologie esibiscono – per sviluppare le giuste terapie e i giusti dosaggi». Il programma ha attivato 5 laboratori (due in Madagascar, due in Camerun, uno in Chad) mentre altri 3 sono in fase di apertura. Vengono assemblati medicinali in tutte le forme farmaceutiche con una produzione media annuale che arriva fino alle 900mila capsule per i laboratori più grandi. «Quello in Camerun – prosegue Giuliano – è riuscito a ridurre significativamente la mortalità nel bacino di utenza, producendo medicinali efficaci e sicuri». Quasi tutte le materie prime – spiega – vengono inviate dall'Italia; l'obiettivo primario rimane l'autonomia economica dei laboratori e il mantenimento degli standard sanitari europei. (le.p.)