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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2010 alle ore 16:54.
«Quello sugli sprite (scariche elettriche nell'alta atmosfera ndr) è un campo di ricerche recente, ma in Italia siamo all'avanguardia». A raccontarlo è Enrico Arnone, 35 anni, fisico dell'atmosfera dell'Università di Bologna, rientrato nel suo paese dopo anni all'estero grazie a una Marie Curie fellowship. Laureato in astrofisica a Torino con una tesi svolta in Svezia, Arnone ha iniziato lo studio dell'elettricità nell'alta atmosfera durante il Ph.D. a Leicester, in Inghilterra, finanziato da un altro programma Marie Curie per una training network composta da diversi ricercatori. «Avevamo formazioni molto diverse. Io venivo dall'astrofisica, ma c'erano ingegneri elettrici, chimici di varia provenienza».
Qui, Arnone ha appreso l'importanza della collaborazione internazionale, «per una ricerca basata su sistemi volti a responsabilizzare gli studenti». Oggi Arnone è nel ristretto numero di italiani che si interessano di fenomeni elettrici ad alte quote. Pochi ma buoni: insieme al team di Fisica chimica dell'atmosfera all'Università di Bologna e all'Isac del Cnr, studia gli effetti degli sprite sulla chimica dell'atmosfera. «Li osserviamo con telecamere piazzate in altitudine, come quella alla base Isac sul Monte Cimone, o con lo strumento Mipas sul satellite Envisat, di cui abbiamo sviluppato il software, che ci permette di rilevare concentrazioni degli elementi chimici tra troposfera e mesosfera». Arnone fa anche parte dello science-team del programma Asim dell'Esa, per lo studio degli sprite dalla Stazione spaziale internazionale, che si svolgerà nel 2013. (le.p.)