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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2010 alle ore 16:05.
Non c'è un vero successo tra i protagonisti del mondo di internet che non sia celebrato da una storia epica. A raccontare quella di Facebook è stato Mashall Kirckpatrick, giornalista e blogger abituato a battere sul tempo i colleghi con scoop sulle ultime mosse della rete sociale online: nel suo ultimo libro narra le origini, l'evoluzione e le prospettive di un'avventura iniziata sei anni fa.
L'eroe del racconto di "The Facebook effect" è Mark Zuckerberg: ha fondato il social network a 19 anni nella più antica università degli Stati Uniti, Harvard. L'arma magica è un'intuizione. A raccontarla, sembra banale: portare su internet il libro che ogni anni raccoglie le fotografie degli studenti nell'ateneo, secondo una tradizione radicata negli Usa.
E trasformarlo in uno spazio su internet che permetta agli iscritti di condividere altre immagini. Zuckerberg frequentava i corsi di psicologia (sua madre è una psichiatra) e aveva un talento per l'informatica. In pochi mesi gli studenti di Harvard accorrono in massa nell'album fotografico sul web. E da lì inizia l'espansione globale. Nella sua avventura può contare su alleati fidati come David Moscovitz, il compagno di stanza. Ma deve affrontare ostacoli e nemici. Alcuni lo accuseranno di aver rubato i codici informatici per la costruzione del social network.
E di recente un imprenditore di New York, Paul Ceglia, ha reclamato l'84% della rete sociale online in seguito a un contratto firmato nel 2004 da Zuckerberg: le autorità giudiziarie negli Stati Uniti stanno valutando la veridicità delle affermazioni. Kirckpatrick paragona l'ex studente di Harvard a Bill Gates, fondatore di Microsoft ora impegnato nella filantropia: entrambi hanno dimostrato uno straordinario fiuto per gli affari.
Soprattutto, il fondatore di Facebook si è attribuito una missione: connettere un miliardo di persone attraverso una rete sociale online. È a metà strada, con 500 milioni di utenti attivi: in Italia lo scorso giugno erano 16,6 milioni. Il mito è diventato un film che uscirà nelle sale con un titolo forse poco originale: "The social network".