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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2010 alle ore 08:00.
MILANO - Calcolatrici alla mano, gli avvocati di Oracle devono aver fatto bene i loro conti. La causa contro Android per violazione di brevetti e copyright oltre sollevare l'ennesimo polverone legal-tecnologico rischia di rivelarsi particolarmente lucroso. Non solo perché sul banco degli imputati c'è quel gigante del web meglio noto come Google, ma sopratutto perché il "suo" sistema operativo mobile sta correndo come un treno: ogni giorno vengono venduti oltre 200mila telefonini con dentro Android (il che gli ha permesso di superare l'iOs dell'iPhone).
Entro fine anno, secondo Gartner, potrebbe diventare il secondo al mondo per quote di mercato mentre già oggi è il numero uno in Usa. Un successo in parte prevedibile vista la natura open source del software che lo rende particolarmente interessante per costruttori di cellulari e gli sviluppatori.
Paradossalmente la presunta violazione tira in ballo il linguaggio che più ha fatto sognare la comunità dei programmatori degli anni 90. Oggetto del contendere è infatti Java, un codice inventato da James Gosling nel 1995 e pensato per scrivere applicazioni in grado di funzionare su qualunque sistema operativo, dai cellulari appunto ai calcolatori più potenti. Non a casa dietro c'era Sun Microsystem, una delle aziende più innovative di quegli anni in cui, ancora una volta paradossalmente, ha lavorato proprio in quegli anni Eric Schmidt, attuale Ceo di Google. Tutto è cambiato quando Sun Microsystems è stata acquistata da Oracle. L'azienda di Larry Ellison ha aspettato il momento giusto per tirare la zampata al gigante più in forma del web, giocando la carta Java, forse il gioiello più brillante ottenuto da quell'acquisizione.
Più nel dettaglio: Oracle accusa Google di aver infranto sette brevetti di sua proprietà da quando naturalmente ha messo le mani su Java. Secondo quanto emerge dalla documentazione depositata presso la corte federale di San Francisco, i brevetti sono relativi al codice di Java, in particolare sotto i riflettori sarebbe Dalvik, un componente di Android progettato da un dipendente di Google Dan Bornstein per ricompilare appunto le applicazioni che girano con la macchina virtuale di Java. Oracle inoltre sostiene che Google sapesse dei brevetti dal momento che aveva assunto da Sun Microsystems alcuni specialisti.