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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2010 alle ore 09:18.
Parigi che si piega su se stessa in maniera fotorealistica? È un effetto raggiunto attraverso una mappatura fotografica della città che poi viene scannerizzata e le informazioni vengono acquisite dal computer, da quei dati si ricrea il quartiere e poi si aggiungono auto e persone in computer graphics. Un lavoro di costruzione dell'immagine e di ibridazione con le riprese dal vero realizzato con minuzia, anche dal punto di vista fotografico... questo è solo uno degli incredibili effetti di Inception (in Italia il 24 settembre). Inception è il nuovo film di Christopher Nolan, il regista di Batman Begins. Con una fama di regista visionario e gotico, questa volta Nolan ci proietta in un universo surreale e inquietante che è il mondo dei sogni. Protagonista Leonardo Di Caprio, un particolare ladro che si appropria di segreti nascosti nel subconscio catturandoli direttamente dai sogni e che ora deve, invece, inserire un'idea in un sogno. Un thriller complesso e onirico a cui il regista ha lavorato per circa 12 anni. Riprese a Tokyo, Parigi e Los Angeles per ricreare una realtà "aumentata", fatta di spazi geografici e architettonici che si piegano e si dilatano, che si ibridano, proprio come nei sogni.
Nolan ha scritto il soggetto e la sceneggiatura e ha affidato le sue visioni a Paul Franklin, co-fondatore di Double Negative Vfx, che sarà alla View Conference di Torino (26-29 ottobre) per svelare i trucchi del film che si presenta come un vero cult per gli effetti visivi. «Noi di Db Vfx – spiega Franklin – abbiamo usato diverse tecniche compresa la computer grafica, le riprese velocizzate, modelli in scala e effetti speciali pratici e stunt». Franklin, supervisore dei Visual Effects con il team di Double Negative, ha prodotto visioni urbane che si costruiscono a partire dal dato fotografico reale per poi trasformarsi sotto gli occhi dello spettatore: «Nolan è stato molto chiaro sul fatto che voleva che tutti i sogni sembrassero reali, come se si trattasse di visioni riprese dalla realtà». Un viaggio nella visionarietà... ed è sempre Franklin a spiegarci come il suo team si è servito di diversi tool come «Autodesk Maya, Renderman di Pixar e la versione di Apple Shake di proprietà di Db Vxf. Inoltre Photoshop e Z-Brush per il texturing e il modelling e molti software da noi ideati per creare effetti come il fumo, la pioggia e gli oggetti che si disintegrano». Un lavoro che testimonia ulteriormente le potenzialità di una visione ibrida e tecnologica che non costruisce mondi fantastici ma che modifica e "aumenta" quelli reali per offrire una vertigine ancora più intensa allo spettatore.