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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2010 alle ore 09:19.
PER Vint Cerf PIONIERE DELLA RETE, ORA A GOOGLE, MANCANO INDIRIZZI IP: OCCORRE L'IPV6 DA VILNIUS
ARTURO DI CORINTO
Perché ogni anno si riunisce l'Internet Governance Forum? «Internet modella tutte le tecnologie di comunicazione del nostro tempo». È la risposta, a Vilnius, del commissario europeo Neelie Kroes. Del resto la comunicazione è un bisogno umano fondamentale. Per questo occorre occuparsi di come sarà l'internet del futuro. Meno chiaro è chi e come debba governare il processo della sua evoluzione.
Molti sperano nell'avvento di un sistema di regole chiare, universali e condivise. La Dynamic Coalition on Internet Rights and Principles nata dall'Igf ha pubblicato un manifesto che ha suscitato vasto interesse e qualche fischio. I brasiliani hanno scritto una costituzione per internet. L'Association for Progressive Communication pubblicizza il suo decalogo per le libertà. E l'Italia ha rilanciato l'idea di una grande consultazione pubblica sul tema.
Per il ceo dell'Icann, Bob Beckstrom: «Internet funziona. Quindi che funziona una governance basata su consenso e scarsa regolamentazione». La European Broadcasting Union risponde: «Bisogna ragionare su obblighi e condizioni di servizio: i vecchi media hanno una governance, i nuovi no». Ma c'è anche la posizione di imprese come Apple, Microsoft e Google. Non vogliono una regolamentazione della rete, anche se non lo dicono, e fanno lobby. Richard Allan, di Facebook, dice: «Non è vero che internet non ha regole. Le regole ci sono e noi le rispettiamo».
Anche nella società civile c'è chi non ama l'idea di regolamentare la rete. E sostiene che anche per internet valgono semplicemente i principi della carta dei diritti umani dell'Onu. Secondo Virginia Paque della Diplo Foundation: «Abbiamo molti cappelli: siamo genitori, cittadini, accademici, comunicatori. Siamo per il principio dell'indivisibilità dei diritti». Per costoro internet è un bene comune, universale e indivisibile come i diritti della persona.
Ma come far valere i diritti di tutti in contesti che sono culturalmente, economicamente e legalmente diversi? Il delegato americano, Steve MacLaughlin, ha detto: «Vogliamo un'internet decentralizzata, cooperativa e multilivello» ma per averla bisogna condividere un'idea comune. Se ne continuerà a parlare al prossimo Igf in Kenya.