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LIBRI digitali FATTI IN CASA

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2010 alle ore 08:09.

«VOGLIAMO CAMBIARE IL MODO IN CUI L'UMANITÀ LEGGE» Steve Kessel RESPONSABILE LIBRI DIGITALI AMAZON Si dice «jisui» e in giapponese vuol dire letteralmente cucinarsi il pranzo da soli. Ma adesso ha acquistato tutto un altro significato: da pochi mesi i giovani di Tokyo e Osaka fanno riferimento al «jisui» per dire che stanno digitalizzando i loro stessi libri, mettendone una copia fatta di bit all'interno delle memorie dei loro computer e tablet. Che, per un paese così sensibile alle mode come il Giappone, in questo momento vuol dire soprattutto iPad di Apple.
Secondo la legge sul copyright nipponica, infatti, è ammessa la copia digitale di un libro di proprietà di un singolo, a condizione che non sia fatta per scopi di lucro ma per uso personale e che la copia venga fatta dal proprietario stesso.
Niente copisterie compiacenti dunque, ma "pasti" che bisogna cucinarsi da soli. Vale a dire: taglierina per mozzare la costa del libro, dove c'è la rilegatura delle pagine (in Giappone solitamente incollata, quasi mai cucita) e scanner automatico a rullo per digitalizzare una dopo l'altra tutte le pagine.
Qui ci vogliono alcune spiegazioni, mentre si scorre sul web la lista di copisterie che ottemperano alla legge sul copyright affittando le macchine per effettuare l'operazione in modalità strettamente fai-da-te, senza commessi in circolazione per evitare guai con la giustizia. A poco più di dieci euro è possibile lavorare un'ora su una postazione con taglierina e scanner, archiviando direttamente su iPad o memory stick di Sony o, al limite, generica chiavetta di memoria, fino a dieci libri per i cuochi fai da te più abili e veloci.
I libri giapponesi hanno edizioni economiche da pochi yen che vengono solitamente lette e gettate, addirittura nei cestini della metropolitana. Romanzi e manga, i fumetti locali, hanno pari dignità presso il grande pubblico e, nonostante autori e distributori locali si siano ingegnati per cercare di fornire ai consumatori giapponesi gli ebook, la moda del fai-da-te prende piede. Perché costa meno scansionare e digitalizzare un libro che non ricomprarlo e gettarlo due o tre volte, come spesso capita in quel paese. Meglio fare jisui, quindi.

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Tags Correlati: Adobe | Amazon | Giappone | IPad | Lit | Microsoft | Software | Steve Kessel

 

Secondo gli esperti occidentali, che stanno scoprendo con sorpresa questa pratica, circa il 20% dei possessori di tablet come l'iPad ha digitalizzato buona parte dei suoi libri, mentre un altro 30% è interessato a farlo. Creare un Pdf in automatico è semplice, gestirlo tra computer e tablet ancora di più.
Proprio come è accaduto per la musica e per i film e telefilm, prima del mercato "ufficiale" è nata la scena della pirateria. I libri pirata in Giappone seguono la stessa pratica che dalle nostre parti è nata durante gli anni Novanta e che adesso sta prendendo quota. Sono circa 50mila i testi che sicuramente girano in rete in lingua italiana, ad esempio, per quanto riguarda la pirateria nostrana. Almeno dieci volte di più quelli in inglese, considerando che sono stati già craccati sia i lucchetti digitali dei sistemi di protezione di Adobe per Pdf ed ePub, Microsoft per Lit, Amazon per Kindle.
Il Giappone, però, persegue la stessa strada del fai-da-te che seguivano anche gli artigiani del libro pirata in Italia quando, dieci anni fa, di libri digitali "ufficiali" ancora non ce n'erano: scansioni manuali e correzione pagina dopo pagina del testo digitale. Un vero e proprio lavoro al servizio della comunità, come i sottotitoli dei telefilm inglesi o i vecchi videogiochi recuperati dai formati obsoleti.

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