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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2010 alle ore 14:58.
AMBURGO - Era il febbraio del 2007 quando Arthur Sulzberger, erede dalla famiglia che controlla il New York Times, stupiva il mondo dei media annunciando che, nel giro di cinque anni, il prestigioso quotidiano della "grande mela" sarebbe forse uscito solo nella sua edizione online. Sono passati appena tre anni, ma sembra un secolo fa. Almeno a sentire le parole che il ceo Janet Robinson ha pronunciato nel suo intervento al World Editors Forum di Amburgo, gli stati generali della stampa internazionale, dove il premio Nobel Gunther Grass ha spiegato perché non leggeremo i suoi libri su iPad (guarda il video).
"Continueremo a stampare su carta ancora per molti anni a venire - ha detto - perché crediamo che nella carta ci siano ancora grandissime potenzialità". Sembra un secolo fa, dicevamo, perché quando Sulzberger annunciava la rivoluzione che avrebbe interessato una delle testate più prestigiose al mondo, il web sembrava, almeno negli Usa, la vera terra promessa del giornalismo. Il traffico sul sito del quotidiano continuava a crescere e così i ricavi delle inserzioni pubblicitarie. Un'ascesa irresistibile che aveva portato alla decisione di rendere gratuito l'accesso agli articoli sul sito, oltre che allo sterminato archivio.
La crisi ha cambiato le carte in tavola rendendo obbligatoria una marcia indietro. A partire appunto dall'abbandono della carta. Lo dice chiaramente Janet Robinson: "Continueremo a stampare il Times ancora per molti e molti anni a venire - dice - per mantenere i lettori che preferiscono la lettura su carta e gli inserzionisti convinti delle opportunità commerciali di questo mezzo. La carta rimane un pilastro fondamentale del nostro business e continueremo a investirci".
Alla platea del World editors forum, Janet Robinson parla anche della decisione di tornare a pagamento sull'online. Il sistema scelto è quello già adottato dal Financial Times e prevede un tetto di articoli consultabili gratuitamente, oltrepassato il quale verrà richiesta la registrazione e il pagamento. "Alla fine dell'anno - spiega - comunicheremo maggiori dettagli della nostra strategia, a partire dai prezzi. Anni fa il Newyorktimes.com era a pagamento. Il sistema "Time select" ci garantiva dei buoni guadagni. Ma abbiamo scelto di abbandonarlo gradualmente. L'esplosione dei grandi motori di ricerca (non lo cita mai ma il riferimento è a Google ndr.) ci garantì la possibilità di ampliare notevolmente il numero dei nostri lettori, e di conseguenza i ricavi pubblicitari".