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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2010 alle ore 11:21.
Circa sette milioni, se non di più: questo il numero, esorbitante se pensiamo che le famiglie italiane sono circa una ventina di milioni, che caratterizzerà il 2010 del mercato dei televisori. Crisi o non crisi, il fascino dello schermo piatto e la necessità di mettersi in salotto (o in cucina) un nuovo apparecchio per ricevere (senza decoder esterno) i canali del digitale terrestre hanno "pompato" come non mai le vendite di Tv nel Bel Paese.
L'anno scorso il consuntivo finale è stato di circa 5,8 milioni di unità: l'incremento stimato per quest'anno è quindi nell'ordine del 20%. L'era dei tubi catodici, della Mivar che dominava il campo davanti ai mostri sacri Sony, Philips e Thomson è finita da un pezzo. I 3,5 milioni di pezzi, la maggior parte ancora dotati di ingombrante cinescopio, che si vendevano a fine anni '90 sono un lontano ricordo, come pure i 4,5 milioni di televisori (quasi tutti flat) finiti nelle case italiane nel 2008: oggi il mercato viaggia a velocità doppia, cresce a due cifre da innumerevoli trimestri e non sembra conoscere rallentamenti.
La manna del digitale terrestre
Salvatore Paparelli, Consumer Sales & Operations Director di Sony in Italia, è convinto infatti che il settore continuerà «ad essere frizzante a tutto il 2012. Dal 2009 in avanti – ha però precisato il concetto al Sole24ore.com – la domanda è via via cresciuta fino a toccare livelli, come quelli attuali, sovradimensionati rispetto ai valori medi di questo mercato che torneremo a vedere fra tre anni, e cioè circa quattro milioni di pezzi». Cosa ha provocato il boom di acquisti? La risposta di Paparelli è esplicita: «Il cambiamento tecnologico che ha sancito l'affermazione di massa di Lcd e plasma e il processo di switch off al digitale terrestre».
L'avvento della nuova piattaforma televisiva «si farà sentire ancora per due anni e riguarderà essenzialmente la sostituzione dei vecchi Tv per cui erano stati acquistati i decoder esterni. C'è però un rischio di maturità a tendere, che imporrà il ricalcolo delle quantità immesse sul mercato». Come si comporteranno, questo allora l'interrogativo da porsi, vendor e soprattutto operatori del canale quando i numeri del mercato scenderanno drasticamente? E quale sarà l'impatto della curva al ribasso della domanda sui retailer il cui fatturato deriva per l'80% dai Tv e che si sono forse fatti prendere troppo la mano dal jolly delle promozioni sotto costo?