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Tecnologie Green

L'elettrodomestico che produce compost. Il prototipo in arrivo dalla Sicilia

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2010 alle ore 16:42.

Come con un normale elettrodomestico, qualunque famiglia potrà presto produrre concime nella propria cucina, semplicemente mettendo in uno speciale apparecchio la frazione organica dei rifiuti domestici. Che sarà trattata direttamente "in house" – è proprio il caso di dirlo – in uno spazio inferiore a quello occupato da una lavastoviglie, risparmiando sulla raccolta ed evitando il conferimento alla discarica.

Nasce nella Sicilia perennemente alle prese con la questione rifiuti un progetto che potrebbe ridisegnarne, in futuro, il ciclo di gestione, e che a breve vedrà la concreta sperimentazione in tre Comuni pilota: si chiama "N.O.WA.S.T.E.", come "New Organic Waste Sustainable Treatment Engine" (nuovo elettrodomestico per il trattamento sostenibile dei rifiuti organici) ma anche come "niente rifiuti", il progetto realizzato dall'Irssat (Istituto di ricerca, sviluppo e sperimentazione sull'Ambiente ed il territorio) e finanziato dalla Commissione europea attraverso lo strumento Life con poco più di un milione di euro, il 50% dei circa due milioni di euro del costo totale.

L'innovazione consiste nell'adozione di un sistema che combina lo sviluppo di una nuova tecnologia con la promozione della raccolta differenziata. Innanzitutto, i ricercatori hanno progettato un robot che, favorendo la fermentazione anaerobica, trasforma i rifiuti domestici organici, che rappresentano circa il 40% dei rifiuti prodotti, in compost grezzo: l'apparecchio compatta l'umido, blocca i cattivi odori, separa l'umido dai liquidi, è autopulente, non immette materiale negli scarichi. «Il progetto è stato avviato circa tre anni fa e inizialmente – spiega Giuseppe Lo Bianco, presidente dell'Irssat – abbiamo verificato che l'opzione che avevamo immaginato fosse compatibile con le abitudini familiari. Ci siamo convinti che è possibile e che il sistema può diventare uno standard. Materialmente, l'apparecchio si presenta come un elettrodomestico, delle dimensioni di 30x60x80 centimetri, circa la metà di una lavatrice. Sarà integrabile in una normale cucina, facilmente utilizzabile in casa ed estraibile. Il primo esemplare sarà presentato a gennaio ed entro marzo sarà avviata la sperimentazione con trenta macchine funzionanti».

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Il test durerà 30 mesi, si articolerà in tre fasi e si svolgerà, con allargamenti progressivi del campione, in tre Comuni siciliani: quello rurale di Gaggi, quello industriale di Melilli, quello turistico di Castelmola. L'ultimo step prevede l'utilizzo di mille elettrodomestici, che saranno utilizzati per un anno a tappeto a Castelmola (Messina), nel 50% delle abitazioni di Gaggi (Messina) e in un quartiere di Melilli (Siracusa). Saranno inoltre provati speciali prototipi per ristoranti, hotels, mense e scuole. Il progetto, che ha come l'Università e la Provincia regionale di Catania e la società Bio.Medi già operante nel recupero dei rifiuti mediante compostaggio, mira ad elaborare una "filiera" vantaggiosa per le famiglie e i Comuni perché elimina il conferimento alla discarica, migliora le condizioni di igiene dei centri abitati, aumenta la percentuale di raccolta differenziata, riduce la tariffa per lo smaltimento dei rifiuti e le emissioni nocive, crea nuove opportunità di lavoro e produce una sostanza vendibile sul mercato.

La fase sperimentale prevede un legame diretto con le imprese, perché il compost prodotto delle famiglie dovrà essere trattato ai fini della commercializzazione. A quel punto potranno essere chiari sia i costi industriali di produzione, sia i vantaggi economici derivanti dalla fornitura del prodotto grezzo.

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