Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2010 alle ore 19:48.
L'Italia si prepara ad attrezzarsi contro gli attacchi informatici agli apparati strategici essenziali per la vita di un Paese, «in modo più sinergico» e creando un team di collaborazione tra pubblico e privato. È quanto è emerso dall'incontro sulla sicurezza delle infrastrutture, organizzato dall'Enea e dall'Aiic (Associazione italiana esperti in infrastrutture critiche), al quale hanno partecipato un quarantina di esperti nazionali.
L'incontro si è tenuto a poco più di un mese da quando il virus StuxNet ha cominciato a colpire i vari sistemi nazionali che gestiscono infrastrutture critiche per l'energia, la gestione delle acque, impianti chimici, gasdotti, oleodotti e trasporti. L'attacco di StuxNex, considerato da molti un primo episodio di«cyber-war», ha colpito nel mondo oltre 45mila computer avanzati (8% in India, 18% in Indonesia e 60% in Iran), mandando in tilt anche quelli dell'impianto nucleare iraniano di Natanz.
Per contrastare questo tipo di attacchi, gli specialisti della sicurezza nazionale riuniti a Roma hanno annunciato che in Italia si darà vita a uno specifico team per sviluppare le attività di ricerca scientifica e tecnologica, e si studierà anche la creazione di un laboratorio di sperimentazione e analisi degli scenari legati agli attacchi informatici.
«Alla comparsa di StuxNet molti hanno pensato che si trattasse di un virus come tanti altri e fosse una ulteriore attività dei soliti hacker in cerca di sfide - ha detto Salvatore Tucci, presidente dell'Aiic e ordinario di calcolatori elettronici all'Università di Tor Vergata -. In realtà è emerso che è qualcosa molto più allarmante: una vera e propria arma informatica in grado di colpire apparati strategici, essenziali per la normale vita di un Paese. Ormai molti intravvedono in StuxNet i prodromi di una guerra informatica, sicuramente meno cruenta in termini di vite umane ma molto più rapida ed efficace per le conseguenze».