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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2010 alle ore 06:40.
MILANO
I furti di informazioni sono diventati la prima causa di frodi denunciata dalle aziende nel mondo. E hanno superato anche le sottrazioni di beni, finora al primo posto nella classifica delle truffe. A osservare il cambiamento in atto è stata l'agenzia investigativa Kroll: ha posato la lente d'ingrandimento sul rapido aumento di crimini informatici attraverso un sondaggio su 800 società. Sono tre i settori più a rischio. Svetta la finanza, seguita dai servizi professionali e dall'area di tecnologie e media. In particolare, nel comparto hi tech il rischio di subire attacchi attraverso porte di accesso digitali come internet o le chiavette usb è aumentato dell'81% nell'ultimo anno.
Robert Brenner, Vice Presidente di Kroll per il Nord America rileva che «il furto di informazioni riservate è in aumento poiché questo tipo di dati sono sempre più accessibili e gli autori delle frodi – spesso dipendenti in procinto di lasciare l'azienda o scontenti e insoddisfatti della propria posizione – possono agire liberamente a causa di strutture e procedure di controllo spesso inefficienti».
La preoccupazione deriva anche dalla crescente complessità delle infrastrutture informatiche necessarie per affrontare attacchi e furti elettronici: l'abilità di hacker e gruppi di cybercriminali mette di continuo alla prova i sistemi di difesa. E richiede un costante aggiornamento. Eppure il primo motivo di preoccupazione denunciato dai manager è una truffa tradizionale, il phishing: si tratta della sottrazione di dati operata, per esempio, attraverso un falso messaggio di posta elettronica che trae in inganno il destinatario e apre una breccia nel perimetro di sicurezza.
Secondo Kroll la spesa per le difese informatiche è destinata ad aumentare del 47% entro un anno: le aziende investono per tutelare il patrimonio di conoscenza acquisito in anni di ricerca e sviluppo tecnologico. Ma sarà lunga la strada ancora da fare per trovare contromisure su larga scala. «È esplosa la consapevolezza dei furti immateriali. Siamo al momento della diagnosi, ma non ancora alla terapia. Occorrono stanziamenti finanziari per hardware e software, investendo anche nelle risorse umane», sottolinea Umberto Rapetto, colonnello del nucleo anti frodi informatiche della Guardia di finanza. Da mesi, infatti, si moltiplicano le segnalazioni di vaste operazioni per la sottrazione di informazioni: un anno fa, per esempio, gli Stati Uniti hanno denunciato l'intrusione elettronica di hacker all'interno delle banche dati di alcuni gruppi hitech all'avanguardia. Nella sua analisi Kroll osserva che per affrontare le minacce di furto dei dati sono necessarie alcuni misure preventive che riguardano soprattutto la cultura aziendale. Ma sono spesso trascurate. Come, per esempio, la mappatura delle informazioni sensibili e la pianificazione del trasferimento dei file digitali. Sono necessari anche test periodici per scovare la vulnerabilità e la diffusione della crittografia per l'archiviazione dei documenti, in particolare su hardware come le chiavette usb. La pressione dei crimini informatici cambia a seconda delle aree geografiche. Kroll rileva che in America Latina i furti elettronici colpiscono il 35% delle aziende: è una regione dove la preoccupazione delle imprese è legata anche alla sottrazione di proprietà intellettuale. Nell'America Settentrionale, invece, l'agenzia investigativa osserva un aumento nella percezione di sicurezza da parte degli intervistati. Nella regione Asia Pacifico, invece, il 22% delle aziende sono state colpite da attacchi digitali.