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Tecnologie Scienza

Nasce l'Istituto di Nanoscienze del Cnr. Ecco numeri e prospettive del settore in Italia e nel mondo

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2010 alle ore 17:52.

Fare sistema, potenziare la ricerca italiana in un settore cruciale e di frontiera come le nanotecnologie, valorizzando al meglio le strutture disponibili e le competenze maturate in questi anni. E' l'obiettivo dichiarato del nuovo Istituto di Nanoscienze del Cnr (Consiglio Nazionale delle ricerche), annunciato all'inizio di questo mese, ma operativo già da febbraio, che riunisce tre centri di ricerca nanotech tra i più affermati in Europa: Nest (National enterprise for nanoscience and nanotechnology) di Pisa, Nnl (National nanotechnology laboratory) di Lecce e S3 di Modena.

In questi laboratori si agisce sulle strutture fondamentali della materia, atomi e molecole, modificandole a livello nanometrico (un nanometro è pari a un milionesimo di millimetro) per sintetizzare sostanze con le caratteristiche volute di trasparenza, flessibilità, attitudine a condurre elettricità o calore. Le sfide scientifiche da affrontare sono assai ambiziose, eccone solo alcune: progettare sistemi in grado di raccogliere energia dalla luce e di far avanzare la tecnologia del fotovoltaico oltre i limiti oggi consentiti dai pannelli di silicio; realizzare nanosonde in grado di portare la molecola del farmaco lì dove è necessario, senza toccare i tessuti sani; mettere a disposizione dell'industria Oled (Organic Light Emitting Diode) luminosi nanostrutturati con un'efficienza doppia e una durata dieci volte superiore a quella delle migliori lampadine a fluorescenza presenti sul mercato.

"Riunire all'interno dell'Istituto di Nanoscienze Nest, Nnl e S3 permetterà di realizzare economie e sinergie preziose. I tre centri, che negli anni scorsi hanno lavorato in modo indipendente, metteranno in comune tecnologie e conoscenze. Così, se a Pisa c'è un macchinario utile a una ricerca avviata a Lecce, gli studiosi del capoluogo salentino non avranno bisogno di acquistarlo. Inoltre, da ora sarà più facile impegnare 20 o 30 ricercatori su un unico ambito di studio, come già avviene negli Stati Uniti o in altri paesi europei, in modo da velocizzare i tempi della ricerca", spiega Lucia Sorba, direttrice dell'Istituto di Nanoscienze, che conta su circa 200 ricercatori e si giova anche della collaborazione della Scuola Normale Superiore di Pisa e delle università di Modena e Reggio Emilia e del Salento. Circa il 50% del personale, tra ricercatori, borsisti e professori, viene dalle università. Il budget per il 2010 è di circa 9 milioni di euro: 6,8 vengono da fuori (bandi per progetti europei e regionali, investimenti industriali), 2,2 sono fondi pubblici stanziati dal Cnr. "Avere una quota maggiore di finanziamento pubblico come avviene altrove, in Germania, Francia e Olanda, ci permetterebbe di fare più ricerca di base, rendendoci più liberi dai vincoli contenuti nei progetti esterni di ricerca a cui partecipiamo", fa notare sempre Lucia Sorba.

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Tags Correlati: Consiglio nazionale delle ricerche | Eni | Fabio Beltram | Fiat | Finmeccanica | Germania | Lecce | Lucia Sorba | Modena | Nanotec It | Nnl | Oled | Pirelli | Pisa | S3 Graphics | Tecnologie

 

Il business legato alla ricerca nano è avviato verso una crescita importante. Un rapporto Oecd (Organisation for Economic Co-operation and Development) del 2009 mostra che entro 2015 il mercato globale delle nanotecnologie potrebbe, nelle previsioni più ottimistiche, raggiungere i 3mila miliardi di dollari, e, in quelle più prudenti, arrivare a mille miliardi di dollari. Si è stimato che il comparto dei nano-prodotti nel 2008 valesse circa 310 miliardi di dollari. E, in base ai dati di una ricerca Airi (Associazione italiana ricerca industriale)-Nanotec It, nel mondo sono oltre 2.500 le imprese attive nel settore. E circa il 70% sono Pmi.

"Dal 2012-2013 – spiega il direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, Fabio Beltram - il 50% dei prodotti derivati dalle nanotecnologie riguarderà gli ambiti dell'elettronica, della fotonica e delle telecomunicazioni. Il restante 50% interesserà i settori della biomedicina e dalla farmaceutica". Guardando all'Europa, il 7° programma quadro della Commissione Ue, nel periodo che va dal 2007 al 2013, destina 3,5 miliardi di euro allo sviluppo del nanotech. Solo nel 2008, invece, gli Stati Uniti hanno investito fondi pubblici per 1,4 miliardi di dollari (nel 2001 saranno 1,8), contro i 1.060 milioni del Giappone e i 720 della Germania.

Considerando l'Italia, Airi-Nanotec It stima che nell'ultimo triennio le risorse pubbliche stanziate siano state in media pari a 120 milioni di euro all'anno. Le realtà, pubbliche e private, coinvolte nel 2010 risultano 190. Le imprese sono 85: tra queste spiccano alcuni grandi gruppi come Fiat, Eni, Finmeccanica, Pirelli e STMicroelectronics, ma figurano anche numerose Pmi. Da oggi, 20 ottobre, al 22 ottobre si tiene a Venezia NanotechItaliy, con un'attenzione particolare ai problemi della governance e alle applicazioni più innovative. L'evento, a cui partecipano esperti e studiosi di tutto il mondo, è organizzato da Airi, Cnr e Veneto Nanotech.

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