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PICCOLE MA libere

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2010 alle ore 06:47.

È STATO Pietrangelo Gregorio IL PIONIERE DELLE TV LIBERE IN ITALIA, CON «TELEDIFFUSIONE ITALIANA TELENAPOLI» Le pellicole degli "alternativi" della televisione tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta sono rimaste in cantina per lungo tempo. Finché Lorenzo Pezzano e Laura Campo non le hanno riesumate, costruendo un documentario dal titolo «I Televisionari». In onda domani sera su History Channel, sottotitola «Quando in Italia la tv era libera».
Già. Quando, davvero, la tv, in Italia, era libera? Lo si impara, sorridendo e ridendo anche parecchio, ascoltando la storia che parte da Torino, nel 1959, da Giovan Battista e Achille Judica Cordiglia. Studenti universitari, dalla cantina di casa, per un anno trasmettono. Finché il padre non li riporta all'ordine, e agli studi (e loro, obbedienti, rinunciano).
Si scoprono, tra gli intervistati, personaggi come Pietrangelo Gregorio. Oggi uno dei professionisti più attivi in Campania, in termini di web tv cittadina, in passato titolare e inventore di Telediffusione. Il canale televisivo che nel 1966 trasmette da un cavo di un tetto di un'abitazione qualunque, chiedendo il permesso a un residente del condominio stesso. In poco tempo, parlando la cultura e il dialetto della regione, la tv diventa la più vista della zona.
«Era monarchia assoluta», spiega Massimo Grandese di Telenordest Cavo. Tanto che, per rompere gli schemi e iniziare un'attività, in mancanza di informazioni, un libro scritto da Roberto Faenza diventa un cult. Edito da Feltrinelli, titola «Senza chiedere permesso - Come rivoluzionare l'informazione». Anche Goffredo Fofi scrive al suo interno. Sono semplici istruzioni, un mondo tecnico per chi vuole partecipare alla «febbre della comunicazione».
Il mitico Peppo Sacchi di Telebiella, per esempio, spiega come il giovedì sera, i suoi abbonati snobbassero Mike Bongiorno sulla Rai per assistere alla sua trasmissione. E anche se nel 1973 il ministro Gioia spedisce funzionari a Telebiella e la fa zittire per sempre, il dilagare delle tv via cavo ormai è inarrestabile.
Perché quella è l'era delle tv rivoluzionarie. Che, prima via cavo, e poi via etere, non si fermano davanti a nulla, investono fondi propri, lavoravano per passione, e trasmettono, trasmettono, trasmettono. Sono pirati, si sa, ma pirati depoliticizzati, simpatici, alle volte caciaroni. Anche perché la sinistra, come spiega Aldo Grasso intervistato, snobba – come ha sempre snobbato – questo genere di comunicazione ritenuta forse troppo "pop", o di basso profilo.

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E infatti è gente comune, forse già egocentrica, quella che tenta l'avventura di parlare di fronte a una costosissima telecamera. Ognuno, per risolvere il tema dell'illegalità, ha la sua ricetta. Elvio Suozzi di Telesassuolo, per esempio, è in grado di costringere tutte le attrezzature in 3 casse: «Si montavano e smontavano, all'occasione – racconta oggi –. Si poteva fuggire».
Nascono così, tra il caso e il divertimento, Televenezia, TelealtoVeneto, Teledolomiti: sono anni in cui la cima del monte – per trasmettere – viene concessa con un bicchiere di vino. A TeleNapoli, addirittura, posizionano la loro antenna vicina a quella della Rai, in modo da utilizzare – in modo truffaldino – la sua potenza di trasmissione.
E in questo panorama di deregulation, anche la Sicilia dice la sua. A Palermo, la Compagnia Televisiva Siciliana nasce nella casa della nonna della conduttrice. Da una parte c'è il soggiorno, e dall'altra lo studio tv.
Cose d'altri tempi. Come anche i dialetti, perché tutti i canali raccontano, come spiega il fondatore di Telesassuolo «alla nostra maniera. E noi eravamo emiliani e veraci». A Teledolomiti dicono «la si propone di andare in zerca di qualcosa...» Oltre ai dialetti, le prime scoperte di interazione. Le telefonate in studio, le pubblicità, le televendite commerciali, vere chicche kitch.
Per fare abbonati, Tv Atr si inventa i primi spogliarelli delle dilettanti. Il programma per tre sere di seguito viene interrotto per un black out di energia elettrica. Si scoprirà poi che il parroco del paese ha staccato la corrente... Intanto, molte tv festeggiano la storica sentenza del '76: la liberalizzazione delle trasmissioni via etere, in seguito alla quale spunteranno più di 400 emittenti private in Italia; nessuno in Europa arriverà mai a tanto. Ed è infatti una di queste piccole ma coraggiose emittenti – Gbr – che filma il ritrovamento del corpo di Aldo Moro in via Caetani. Immagini che fanno il giro del mondo.
A stretto giro di posta, poi, arriverà lui, Silvio Berlusconi, che ingannerà la diretta registrando cassette e inviandole a tutte le emittenti sul territorio in modo che vengano trasmessi i suoi programmi in una sorta di "contemporanea". Alcuni gli venderanno l'emittente, altri resisteranno. Spiegano gli autori Barbara Iacampo e Lorenzo Pezzano che «questo documentario è un omaggio ai coraggiosi e intraprendenti rivoluzionari del tubo catodico. Artigiani del video che hanno trasformato soggiorni, cantine e garage in studi televisivi per sperimentare una televisione alternativa, fatta dai cittadini per i cittadini, dove a tutti era data la possibilità di esprimersi».

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