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Tecnologie Cellulari

Applicazioni per tutti

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2010 alle ore 09:08.

Prende forza una filosofia alternativa sulle applicazioni cellulari: negozi che fondono tecnologie diverse, verso un ecosistema unico. L'ultimo esempio è il debutto di Tim Store, accessibile da utenti Tim di 800 modelli, non solo smartphone. «Ma è solo un passaggio intermedio. Lavoriamo con altri operatori per arrivare a uno standard comune alla base dei negozi», dice Fabrizio Gorietti, responsabile marketing di Tim. È l'obiettivo di Wac, la Wholesale application community, che raccoglie 16 tra i principali operatori al mondo.

Anche Vodafone, che partecipa con il suo negozio internazionale Vodafone 360: 10mila applicazioni, a oggi, contro le mille del Tim Store. La prossima fase è quindi avere una piattaforma comune, tra i negozi dei vari operatori mobili, così gli sviluppatori potranno fare applicazioni valide per tutti i mercati dove c'è Wac. Già Tim annuncia che, collaborando con Telefonica, integrerà il proprio store con quelli europei di Movistar e O2. «Si prevedono 200 negozi tra due anni, in tutto, di operatori e vendor. Noi crediamo però che in questa partita la cooperazione sia più importante della competizione», dice Alessandra de Carlo, responsabile marketing mobile data di Vodafone.

I vantaggi per gli utenti? Le economie di scala dovrebbero aumentare il numero delle applicazioni. Gli operatori s'impegnano inoltre a renderle più facili da comprare e più territorializzate, rispetto ai negozi Apple, Nokia, Android. È con questi punti di forza che gli operatori cercano di entrare, in ritardo, sul mercato delle applicazioni, dopo che Apple ha rubato loro la scena. Sono in fondo questi gli aspetti distintivi che permettono di rispondere alla domanda: perché un utente dovrebbe comprare dal negozio dell'operatore invece che da quello della propria marca di cellulare?

«Il nostro negozio serve quasi tutti i modelli e consente di comprare con il credito residuo. Infatti in Italia l'uso della carta di credito è una barriera – risponde Gorietti –. Abbiamo il vantaggio del rapporto diretto con il cliente, il che non solo agevola il pagamento ma anche ci consente di personalizzare le applicazioni. Punto di forza è anche la territorialità. Conosciamo il mercato italiano, abbiamo rapporti con partner locali. Per ora le applicazioni di Tim Store sono quelle delle categorie classiche, ma ne introdurremo altre più italiane, per esempio legate ai servizi della pubblica amministrazione. Il nostro scopo è anche di promuovere il mercato degli sviluppatori italiani».

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Tags Correlati: Alessandra de Carlo | Arvato | Declan Lonergan | Fabrizio Gorietti | Google | Handmark | Mac Os X Lion | Matrix | Navteq | Pubblica Amministrazione | Telecomunicazioni | TIM

 

Tim ha accordi di revenue sharing con i principali fornitori, tra cui Handmark, Arvato, Matrix, Navteq, Loggia. «Alcune sono applicazioni fatte ad hoc per noi. Altre sono porting (cioè conversioni) di quelle presenti su negozi diversi. Della stessa applicazione ci forniscono una versione per ogni sistema».
Più aperta la piattaforma Vodafone 360: «Chiunque può proporci applicazioni, con il sistema classico di revenue sharing (70% dei ricavi agli sviluppatori). Supportiamo un centinaio di modelli», dice De Carlo.

La sfida degli operatori è difficile, però, riflette Yankee Group in un recente rapporto, dove si arriva a lanciare qualche dubbio sulle strategie dei diversi operatori e sul loro futuro. «È plausibile che gli operatori possano avere un ruolo in questo mercato, ma tutto quello che abbiamo visto finora suggerisce altrimenti», dice l'analista di Yankee Group Declan Lonergan. Alcuni cercheranno di coinvolgere i vendor nel l'idea dell'ecosistema comune: come ha fatto Orange, a settembre. Aderisce a Wac e nel contempo ha integrato l'Ovi Store di Nokia nel proprio negozio.

Insomma, in un modo o nell'altro si afferma l'idea che bisogna fare ecosistemi per le applicazioni. Lo scopo è offrire agli utenti un'esperienza più completa. Ci ha già pensato Google, che con Android spazia dai cellulari ai computer alle tv. E il prossimo sistema Mac Os X Lion (previsto per l'estate) adotterà la formula dell'App Store per scaricare applicazioni sul computer.

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