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Ecco le immagini del buco nero più vicino a noi (a solo 50 milioni di anni luce)

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2010 alle ore 13:25.

È probabilmente un buco nero, il più giovane e più vicino che abbiamo mai osservato, e sta nella galassia M100, che dista da noi solo 50 milioni di anni luce. Si è formato nell'esplosione della Supernova chiamata 1979c, che fu osservata giusto all'inizio del fenomeno, nell'aprile di quell'anno. Da allora viene ovviamente seguita da tutti i telescopi spaziali e anche da parecchi a Terra. Il telescopio specializzato nel captare i raggi X provenienti dallo spazio, CHANDRA di NASA; potrebbe aver raccolto ora la prova definitiva che nel "cuore" della stella , 20 volte più massiccia del nostro Sole, che ha generato la gigantesca esplosione, si è formato un buco nero.

Se così fosse sarebbe la prima volta che possiamo osservare l'evoluzione di un buco nero fin dalla sua formazione. Va specificato che non "vediamo" direttamente il buco nero stesso, che non emette alcuna radiazione e quindi non è visibile, ma gli effetti della sua presenza nei dintorni della zona in cui avviene questo ancora molto misterioso fenomeno. E' quanto è stato annunciato in una conferenza stampa tenutasi ieri sera presso l'Agenzia Spaziale statunitense NASA, cui hanno partecipato per via telematica diecine di giornalisti di tutti i cinque continenti.

La scoperta deve ora essere confermata, secondo il team di ricerca, con altre osservazioni e misure, che però probabilmente lo confermeranno.

Il motivo per cui si sospetta che al posto della gigantesca stella sia rimasto un buco nero è che la radiazione X, emessa dal gas che formava la stella e che si sta espandendo in tutte le direzioni, rimane costante nel tempo, oramai da 30 anni e passa. Perché questo accada, in genere la radiazione X in questi fenomeni decresce nel tempo, occorre che ci sia un "motore" che fornisce raggi X costantemente, e l'ipotesi più probabile è proprio la presenza di un buco nero .

L'Astrofisica ci ha abituato a ragionare in termini di milioni o miliardi di anni, ma riserva sorprese perché è anche la scienza che studia fenomeni catastrofici, come le supernove, che accadono in poche ore e emettono , in quel breve intervallo di tempo, tanta energia quanta il nostro Sole ne emette in tutta la sua esistenza, pensiamo nove miliardi di anni! Inimmaginabile.

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Tags Correlati: Nasa | Tecnologie

 

Una stella, come in questo caso, di 20 volte la massa del nostro Sole, non riesce più a mantenersi in equilibrio, come ha fatto per milioni o miliardi di anni. Alla forza di gravità, che cercherebbe di far precipitare verso il centro l'enorme massa sferica di gas che forma la stella stessa, si contrappone la fusione nucleare che avviene nel suo nucleo. Questa, che fornisce l'energia alla stella produce la radiazione che "spinge" verso l'esterno equilibrando la forza di gravità. Una specie di tiro alla fune. Quando finisce il "carburante" nucleare, in particolari condizioni, viene a mancare improvvisamente la spinta verso l'esterno, l'equilibrio si rompe, e in pochissimo tempo, ore, la gran parte della massa della stella precipita verso il nocciolo, che è a temperature di diecine di milioni id gradi.

L'esplosione è assicurata e devastante e tutto il gas viene espulso a velocità di 10-20.000 chilometri al secondo. Al centro si forma un corpo celeste iperdenso, come una stella di neutroni, con una densità di materia tale che un cucchiaio di quel materiale peserebbe come tutto il nostro Pianeta! In questo caso la densità sembra ancora maggiore, tale da aver formato un buco nero, talmente massiccio e denso da non attirare a sé anche la luce e condizionarla a non uscire dal suo campo di azione. Certo un fenomeno esotico e molto distante dalla nostra esperienza quotidiana, che va studiato con la fisica relativistica. Difficile dire cosa sarà utile un giorno nella ricerca, le equazioni di Einstein del 1905 sono oggi indispensabili per far funzionare il GPS e quindi i navigatori che abbiamo nelle nostre auto!

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