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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2010 alle ore 20:13.
Se quella di Apple fosse una dinastia, il capostipite sarebbe Apple I: è stato venduto da Christie's per 133.250 sterline, circa 158mila euro. Un record, secondo la casa di aste inglese. L'acquirente non è un miliardario giapponese, ma un imprenditore italiano, Marco Boglione, presidente di BasicNet. Costruito nel 1976, l'Apple I è completo con scatola originale, ha il numero di matricola 82: segnala come luogo per l'eventuale restituzione l'indirizzo del garage dei genitori di Steve Jobs, fondatore della Apple con Steve Wozniak.
Inoltre, ha una cassetta di dati con annotazioni scritte a mano proprio da Wozniak. Sono 200 gli esemplari prodotti, ma si stima che circa 150 siano andati persi. Tra i restanti 50, ne sono noti 6 o 7: "Riteniamo che sia uno dei sei, non il settimo. È il più completo sul mercato", dice Boglione. Ha una memoria ram da 8 Kilobite e un microprocessore 6502 a 8 bit: è privo di monitor e tastiera, come gli altri modelli Apple I. Il prezzo di vendita era di 666,66 dollari. Dopo l'asta, Wozniak ha inviato un email di congratulazioni a Boglione: ha scritto nel messaggio che sapeva di aver fatto qualcosa di storico nel 1976, ma allora non immaginava che avrebbe avuto successo. Eppure, l'epoca dei colossali mainframe che potevano occupare anche intere stanze era finita. Iniziava l'alba dei "microcomputer". A fiutare il cambiamento fu, per esempio, il fondo di venture capital Sequoia che finanziò la Apple agli esordi. E anni dopo avrebbe incoraggiato i primi passi di Google.
Negli ultimi trent'anni Boglione ha raccolto pietre miliari dell'informatica destinata al pubblico e alle aziende. Come l'Altair 8800, costruito a partire dal processore Intel 8080. Il Commodor Pet del 1977, precursore del Commodor 64. E l'Ibm 5051, primo "compatibile". Il gioiello della corona è Apple I, chiamato tra gli appassionati "il santo graal". Arriverà a Torino tra domani e dopodomani. Poi dal 3 dicembre sarà esposto con gli altri tesori della collezione per l'inaugurazione del flagship store di K Way nel capoluogo piemontese. E resterà in mostra fino a giugno. "A Torino abbiamo il museo del cinema e della fotografia. Potremmo pensare a un museo della rivoluzione informatica", osserva Boglione.