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X-37B, rientro da venerdì. Per la prima volta gli Usa tentano il ritorno dallo spazio «in automatico»

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2010 alle ore 17:11.

Appuntamento non prima di venerdì per la planata verso Terra della segretissima navicella spaziale X-37B. Progetto americano di Orbital test Vehicle (OTV), lanciato intorno al nostro pianeta il 22 aprile scorso è stato costruito da Boeing Phantom sviluppando il piccolo X-40A. OTV è uno sviluppo militare di un progetto Nasa e nonostante la forma ricordi quella degli Shuttle si tratta di un velivolo completamente diverso per dimensioni e tecnologia.

Coperto nelle sue attività dal massimo segreto ma seguito da Terra da una pattuglia di skywatcher collegati in rete, la conferma dei preparativi alla planata di ritorno è stata data dall' Us Air Force Usaf) solo dopo l'allarme lanciato da un osservatore indipendente canadese, che l'ha osservato manovrare a 288 km d'altezza.

Rispetto agli Shuttle è diverso in primo luogo nelle misure complessive: 9 metri di lunghezza per 5 di apertura alare, contro gli oltre 37 x 23metri del Discovery e degli altri velivoli pilotati e abitati dagli astronauti. 5 tonnellate di fusoliera in grafite contro le quasi 100 tonnellate in configurazione di lancio del veicolo che ha segnato gli ultimi 30 anni di storia spaziale, e non solo di quella americana. OTV è circa un quarto del più noto modelli e la sua stiva corrisponde a quella di un bagagliaio di un auto americana. Insomma X-37B è un distillato tecnologico di piccole dimensioni, che infatti è stato trasportato in orbita nella testa di un razzo Atlas V proprio alla stregua di un satellite.

Mentre resta il segreto sulle tecnologie testate durante i 7 mesi in orbita (forse ne sapremo qualcosa di più da Wikileaks), di X-37 si sa invece che non ha nessun cockpit e non prevede nessuna guida umana. L'interesse tecnologico del suo arrivo in California è legato anche alla modalità operativa del "pilota automatico" di bordo, che si alimenta direttamente dai segnali del sistema satellitare GPS (Global Positioning System) senza passare per il controllo di volo di Huston. Insomma, X-37B dovrà trovare da solo e gestire in sicurezza la planata ai 5 km di asfalto della pista californiana di Vandenberg.

Il rientro – in piena autonomia - di una navicella spaziale rappresenta una prima assoluta per lo spazio Usa. Lo Shuttle è normalmente pilotato, anche se con la disponibilità per il pilota degli strumenti più sofisticati. Ironicamente, l'unico tentativo riuscito di una planata completamente automatica va cercato nel progetto russo Buran, quello che doveva essere la risposta di Mosca allo Shuttle e che si ridusse invece a simbolo del tracollo sovietico. Nel 1988, poco prima essere rottamato in un hangar del cosmodromo kazako di Baikonur, il Buran portò a termine con successo un test di atterraggio autonomo.

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Tags Correlati: Advanced Research Projects Agency | Boeing Phantom | Discovery Channel | Huston | Nasa | Orbital | Stati Uniti d'America | Stephen Clark Spaceflightnow | Super Hornet | Tecnologie | Us Air Force Usaf

 

Da quando nel 2004 è passato interamente sotto il controllo della DARPA (Defence Advanced Research projects Agency), il progetto X-37 guarda più ai cacciabombardieri dell'ultima generazione che allo Shuttle. D'altra parte Boeing Phantom firma tra l'altro l'elicottero da combattimento Apache, gli F-15 e il Super Hornet e secondo il molto bene informato specialista di Spaceflightnow Stephen Clark si tratterebbe soprattutto di un progetto rivolto ad affinare tecnologie di guida per costruire i droni del futuro e magari per compiere esperimenti suborbitali per le star-wars prossime venture. Intanto, però, deve dimostrare di saper scendere al suolo tutto intero.

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