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SPAZIO AL cubo

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2010 alle ore 06:47.

È STATO Andrew Kalman A STANFORD A COSTRUIRE I PRIMI NANOSATELLITI, UTILIZZATI INIZIALMENTE COME LABORATORIO DI PRATICA PER L'UNIVERSITÀ

I lanci della Nasa previsti per il 2011 trasporteranno anche dodici nanosatelliti: hanno la forma di cubi da dieci centimetri di lato. Sono piccoli, economici, leggeri e adattabili. A progettarli sono state le università degli Stati Uniti a partire da un modello di base: i CubeSat, una piattaforma tecnologica inventata una decina di anni fa per la didattica negli atenei degli Stati Uniti. Una sorta di cantiere aperto per gli studenti di ingegneria aerospaziale.
È stato Andrew Kalman, ex ricercatore di Stanford, a costruire i primi nanosatelliti in collaborazione con un docente dell'Università californiana, Bob Twiggs. Erano utili come laboratorio di pratica. Tanto che Kalman ha elaborato un vero e proprio kit per l'assemblaggio di satelliti in miniatura, in vendita anche su internet: costa 7.500 dollari (circa 5.600 euro). Era nata la sua società, Pumpkin Inc.
Il passo dall'istruzione nelle aule universitarie verso la ricerca scientifica e i test per la commercializzazione di tecnologie aerospaziali è stato breve.
I primi satelliti "in miniatura" sono stati lanciati nel 2003. E hanno aperto un modello di collaborazione con centri di ricerca e aziende. Per separarsi dal razzo vettore utilizzano un modulo in grado di ospitarne tre, costruito in partnership con il Politecnico della California (che ha ricevuto una commessa dalla Nasa per 5 milioni di dollari sui "minimoduli"). Inoltre CubeSat ha convinto anche altri atenei nel mondo a sviluppare microesperimenti.
Ma ogni università ha "personalizzato" il programma scientifico: per esempio, con test per valutare l'efficienza di pannelli solari o analizzare gli effetti sui microrganismi. L'ultimo, Rax, è partito il 20 novembre come iniziativa congiunta dell'Università del Michigan e di una società specializzata in tecnologie aerospaziali, Sri.
Negli ultimi anni il modello dei nanosatelliti flessibili ha conquistato l'attenzione delle istituzioni negli Stati Uniti e in Europa. La Nasa ha lanciato una "call" per progetti integrati con i CubeSat: la quota richiesta alle università per partecipare è di trentamila dollari. E l'agenzia statunitense Nro ha commissionato alla Pumpkin la fabbricazione di 12 "cubi" per un investimento complessivo di 3 milioni di dollari.

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È dall'Università di Bologna che arriva AlmaSat-1, un microsatellite progettato e costruito dal gruppo di ricerca aerospaziale a Forlì. Pesa 12,5 chili, a differenza del chilogrammo raggiunto dai CubeSat. Sarà lanciato nel settembre del 2011. Il team dell'ateneo bolognese ha puntato sullo sviluppo autonomo di tre tecnologie.
Per assicurare la continuità dell'alimentazione energetica, ha riadattato batterie commerciali agli ioni di litio utilizzate per i laptop: pesano un terzo rispetto alle batterie al nichel cadmio. Poi, ha elaborato procedure e tecnologie dedicate all'assemblaggio delle celle solari installate sul microsatellite: sono moduli a tripla giunzione all'arseniuro di gallio con un'efficienza massima del 27 per cento.
Inoltre, il gruppo operativo a Forlì ha progettato un sistema di micropropulsione a gas freddo (azoto molecolare) per il controllo orbitale e di assetto, gestito attraverso dispositivi microelettromeccanici (mems): «Saranno sufficienti tre esperimenti da venti minuti per qualificare il sistema di micropropulsione», osserva Paolo Tortora, direttore del Microsatellite Lab di Forlì. Che potrebbe avere in futuro applicazioni industriali. AlmaSat-1 sarà "ospite" per l'inaugurazione del lanciatore Vega che trasporterà il satellite Lares e ha spazio per ospitare anche nove CubeSat costruiti in atenei europei.
Finora sono una trentina gli studenti che hanno partecipato al progetto del microsatellite italiano con una tesi di laurea e la partecipazione al laboratorio forlivese. Alcuni hanno fatto tesoro dell'esperienza acquisita. E hanno fondato uno spinoff, AlmaSpace, che impiega sei persone a tempo pieno. E partecipa alle "call" promosse dall'Ente spaziale europeo (Esa).
La start-up è impegnata nella collaborazione per un secondo microsatellite, AlmaSat-EO, dove sarà installata una telecamera multispettrale con una risoluzione di 30 metri, utile per applicazioni di "precision farming" nelle aziende agricole e per la rilevazione di dati ambientali sull'inquinamento (come le molecole di Pm10).
La partenza è prevista alla fine del 2012 con Vega: «Questa volta, però, il lancio non sarà gratuito: contiamo sul contributo economico dell'Agenzia spaziale italiana», ricorda Tortora.
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Satelliti da banda larga È partita la battaglia tra satelliti per la banda larga. Il 26 novembre Avanti Communications ha lanciato Hylas 1, che ha la European Space Agency e la Uk Space Agency tra gli investitori. È il primo satellite dedicato a servizi banda larga in Europa, ma anticipa solo di poco il lancio di Ka-Sat, di Eutelsat, il 20 dicembre. Entrambi utilizzano le frequenze della banda Ka e si appoggiano a stazioni terrestri collegate in fibra ottica: due aspetti che permettono di dare servizi banda larga migliori di quelli offerti dai normali satelliti televisivi (su banda Ku). La velocità con Hylas e Ka-Sat sarà di 10/2 Megabit e i canoni all'utente finale partiranno da 25 euro al mese. Avanti ed Eutelsat dicono che i servizi commerciali partiranno rispettivamente a febbraio e a maggio 2011, perché nel frattempo dovranno collegare le stazioni a terra e allinearle con i satelliti. Ka-Sat avrà dieci stazioni e 82 spot sull'Europa, contro gli otto

Meteorologia spaziale. Il minisatellite Radio Aurora Explorer (Rax) dell'Università del Michigan punta a raccogliere dati su fenomeni nella ionosfera che interferiscono nelle comunicazioni durante le missioni. È in orbita da circa un mese. Geolocalizzazione. Due minisatelliti equipaggiati con sistemi Gps in grado di incontrarsi in un punto preciso: il progetto Paradigm, congiunto tra la Nasa e l'Università del Texas contribuisce allo sviluppo di tecnologie Gps di nuova generazione. Prove di astrobiologia. La Nasa ha progettato e inviato il nanosatellite O/Oreos: è attrezzato con due "minilaboratori" per sperimentazioni in tempo reale su microganismi e molecole organiche. L'energia è fornita mediante pannelli solari. Teledidattica in tempo reale. Si tratta di uno strumento costruito e gestito in collaborazione da circa 200 studenti del Politecnico di Losanna: SwissCube è stato il primo microsatellite svizzero. Trasporta un minitelescopio. È monitorato da un team di allievi universitari. Pionieri fotovoltaici. Cinque anni fa l'Università di Tokyo ha sperimentato celle solari con tecnologia Cigs (a base di diseleniuro di rame, indio, gallio) installate sul satellite cubico da un chilogrammo Cubesat XI-V. Lo strumento è ancora operativo.

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