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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2010 alle ore 21:22.
Il Sole 24 Ore racconta i dieci innovatori del decennio.
Bruno Murari, l'icona degli elettronici italiani, in realtà nasconde l'anima di un ragazzo capace di giocare, e seriamente. Famoso in Italia, perché per molti anni è stato campione nazionale in una strana forma di modellismo competitivo: gli aereomodelli in balsa, sospinti da una semplice molla di gomma attorcigliata, e da un'elica con limitata autonomia. Un esercizio di leggerezza, di equilibrio fisico, di ottimizzazione al decimo di grammo di un piccolo aereoplano da lanciare a mano. Un'arte in cui ha eccelso per decenni, battendo tutti con la sua passione.
E altrettanto nella progettazione di circuiti elettronici. Dai primi anni sessanta della neonata Sgs di Agrate, voluta da Adriano Olivetti e Virgilio Floriani (il fondatore della Telettra) dove Murari, con altri giovani tecnici, si provava sui primi "integrati", circuiti su piastrina di silicio capaci di amplificare e trattare segnali video per televisori, o per radio, o persino per macchine calcolatrici. Anni di esperimenti, di prove e di errori su una tecnologia allora di frontiera, importata dalla Fairchild Usa (l'azienda madre della microelettronica moderna): la tecnica planare, a diversi strati di semiconduttore, e minuscole piste di metallo opportunamente disegnate.
Prove, errori, soluzioni, esperienza. A poco a poco i progettisti dell'Sgs, poi divenuta St-Microelectronics, iniziarono, con i loro chip, a fare la differenza, dentro, delle macchine dei loro clienti. Dalla programma 101 dell'Olivetti, il primo elaboratore programmabile integrato da tavolo, ai ponti radio digitali della Telettra, capaci di trasmettere, compresse, decine di telefonate su onde radio a chilometri di distanza.
Di qui un lungo lavoro di chip su misura svolto dal gruppo di Murari nei laboratori dell'St Microelectronics. E non solo classici chip elettronici digitali. Ma anche per trattare segnali elettrici di potenza (per le lampadine a basso consumo, per esempio), per gestire le microscopiche goccioline di inchiostro nelle stampanti ink-jet, per controllare le testine super precise degli hard disk.
Per questo, negli anni novanta, Murari propose all'azienda un salto: passare anche alla micromeccanica (Mems). Usare tutta quella esperienza nel silicio a micron per sviluppare minuscoli organi vibranti, capaci di registrare spostamenti, accelerazioni, torsioni. Nacque così ciò che forse ha reso più famoso Bruno Murari: l'accelerometro St, inizialmente un progetto difficile, quasi disperato. Poi un enorme successo quando il suo discepolo, Benedetto Vigna (oggi a capo dell'area micromeccanica dell'St Microelectronics) riuscì a piazzarlo ai giapponesi della Nintendo per una consolle innovativa da videogiochi. La Wii. Non solo. L'accelerometro ha conquistato anche l'iPhone di Apple. Oggi l'azienda produce quasi un miliardo all'anno di questi chip micromeccanici. E le loro applicazioni sono ancora da esplorare. L'aereomodello a molla, stavolta, sta volando lungo.