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FINO ALLA FINE DEL MONDO

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2010 alle ore 06:47.


Cos'è successo prima che tutto avesse inizio? Ad alcuni la domanda potrà sembrare priva di senso, ma non a Roger Penrose, celeberrimo fisico britannico non nuovo ad affermazioni sorprendenti o eterodosse. Oggi sostiene che alcune recenti osservazioni ci permetterebbero di avere notizia di eventi avvenuti prima del Big Bang. Per comprendere la portata di queste affermazioni, è opportuno riassumere quali sono le prove che gli scienziati hanno in mano per dedurre passato e futuro dell'Universo. L'idea di vivere in un cosmo in evoluzione si è fatta strada nella scienza solo in modo graduale. Agli inizi del secolo scorso si riteneva di vivere in un Universo statico, al punto che Einstein, commettendo quello che in seguito avrebbe definito il proprio errore scientifico più grave, propose una modifica della sua teoria della relatività generale, introducendo una costante cosmologica repulsiva che avrebbe dovuto bilanciare l'attrazione reciproca di tutti i corpi, impedendo all'Universo di collassare sotto l'effetto della gravità e permettendogli di rimanere sempre uguale a se stesso.
Quando gli astronomi compresero che alcune di quelle che fino ad allora erano state considerate nebulose erano in realtà galassie straordinariamente lontane, furono compiute le osservazioni che posero le basi della cosmologia moderna. Gli spettri luminosi emessi da quelle stelle lontane risultavano spostati verso il rosso, in modo tanto più intenso quanto più grande era la distanza. Fu proprio la teoria della relatività di Einstein a fornire una spiegazione: l'arrossamento della luce indica che il corpo che la emette si sta allontanando da noi. L'Universo non è statico ma in espansione, e tutti i corpi celesti si stanno allontanando gli uni dagli altri a una velocità proporzionale alla loro distanza (legge di Hubble).
Dall'idea di un Universo in espansione deriva quella del Big Bang, termine usato per la prima volta da Fred Hoyle nel 1949. Se i corpi celesti si stanno tutti allontanando tra loro, possiamo ripercorrere a ritroso la loro storia fino ad arrivare a un momento in cui tutta la massa era concentrata in un unico punto, e in cui un esplosione generatrice, appunto il Big Bang, originò l'Universo che conosciamo. Questa rimase una mera ipotesi teorica fino al 1964, anno in cui i fisici Penzias e Wilson scoprirono casualmente la radiazione cosmica di fondo, una traccia tangibile di microonde che rappresenta l'eco del Big Bang e ci permette di studiarlo.

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Tags Correlati: &Penrose & Co | Einstein | Fred Hoyle | Roger Penrose | Tecnologie | Vahe Gurzadyan

 

Il problema è ora: cosa succederà dopo? L'Universo continuerà a espandersi indefinitamente, fino a dissolversi (morte termica), oppure la gravità farà invertire il moto, portandolo a chiudersi per sempre su se stesso (Big Crunch) o preparando un nuovo Big Bang (teoria dell'Universo oscillante)? Fino a qualche tempo fa la teoria della morte termica dell'Universo era prevalente, dato che la massa totale osservabile non pareva sufficiente a frenare l'espansione. Poi, prove indiziarie come la velocità di rotazione delle galassie o la potenza degli effetti di «lente gravitazionale» hanno fatto dedurre la presenza di una grande quantità di «materia oscura», non visibile direttamente ma che farebbe ugualmente sentire i propri effetti. A sua volta, la presenza di tanta materia oscura è incompatibile con la velocità di espansione dell'Universo osservata, e questo ha portato a ipotizzare la presenza di una «energia oscura», la cui funzione potrebbe essere simile a quella repulsiva della bistrattata costante cosmologica di Einstein. L'Universo sarebbe costituito in gran parte da materia ed energia oscura, mentre ciò che si vede non sarebbero che le briciole.
A questo quadro in continua evoluzione si aggiunge l'ultimo lavoro di Roger Penrose e del fisico armeno Vahe Gurzadyan, che si basa sui dati della sonda Wmap (che misura la radiazione di fondo). I due scienziati hanno osservato irregolarità disposte in cerchi concentrici nella radiazione cosmica di fondo, che dovrebbero essere state causate dalla presenza di buchi neri supermassivi. Varie considerazioni li hanno portati a escludere che queste interferenze possano essere avvenute dopo il Big Bang. Devono perciò essere avvenute prima, all'interno di un Universo precedente di cui noi possiamo ancora percepire le tracce. Penrose ha anche elaborato una propria versione della teoria dell'Universo oscillante, che ha chiamato Cosmologia ciclica conforme, per spiegare la successione di universi in cui ogni Big Bang pone le basi per quello seguente. Un passo sicuramente non definitivo, ma stimolante per la nostra ancora molto limitata comprensione del cosmo.
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