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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2010 alle ore 06:48.
Michiel Schwarz DISEGNA, CON JOOST ELFFERS, UNA NUOVA ERA TECNO-CULTURALE
«Sustainism». Con questo neologismo Michiel Schwarz e Joost Elffers hanno voluto identificare un nuovo movimento culturale destinato a far parlare di sè nel corso del prossimo anno. Nòva 24 ha potuto leggere in anteprima e in esclusiva il volume Sustainism is the new modernism, manifesto per una nuova era della sostenibilità, previsto in uscita a febbraio 2011.
Il libro, originale nel proporre concetti in una forma grafica integrata al contenuto testuale, vuole segnare l'inizio di un'era in cui sostenibilità, globalizzazione, internet, locale, cambiamenti climatici, open source, democrazia nei media e ambientalismo confluiscono in un tutt'uno. Sustainism vuole rappresentare e dare spazio a una nuova cultura che identifichi il terzo millennio, seguito ideale di quanto sono stati modernismo e post-modernismo negli ultimi due secoli. Un Ventunesimo secolo che si è aperto all'insegna di un cambiamento culturale, una rivoluzione dal basso, in cui la sostenibilità ambientale non è più qualcosa di accessorio, ma diventa il fulcro centrale nel dibattito culturale, economico, sociale dell'uomo di oggi.
Appartenere a questo movimento significa unire la dimensione locale a quella digitale, in una visione di rete e di condivisione che travalica il social networking così come li intendiamo comunemente. Un cambiamento del nostro modo di pensare, ma soprattutto nella percezione che abbiamo della comunità, di come viviamo, lavoriamo, comunichiamo, quanto del rapporto tra natura, sviluppo e ruolo che l'uomo svolge in questi contesti. Una esperienza di vita, già abbracciata in gran parte dalla generazione più giovane, in cui diversità, tecnologia, trasparenza, digitale, orientamento alla community, fatto a mano e riciclabile diventano parte del quotidiano.
Ciò che conta non è più la scala, ma l'essere proporzionale.
Sostenibilità concepita come una rete di punti locali connessi tra loro, che la rendono quindi globale o, meglio, glocale. Una diversità considerata elemento essenziale del movimento, sia dal punto di vista biologico, sia culturale.