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Questo articolo è stato pubblicato il 23 dicembre 2010 alle ore 06:50.
Internet è entrato nel quotidiano di milioni di persone. Online gestiamo conti correnti bancari e investimenti finanziari, pubblichiamo contenuti di carattere personale quali foto, video, testi, partecipiamo a community in cui produciamo o scambiamo beni virtuali spesso caratterizzati da un valore affettivo, se non economico. Per queste ragioni, come siamo abituati a pensare all'eredità che lasceremo un giorno ai nostri figli e familiari, con lasciti terrieri, immobili, oggetti, ricordi e denaro, così dovremmo pensare alla nostra eredità digitale. Con questo obiettivo Evan Carroll e John Romano hanno recentemente pubblicato il volume Your Digital Afterlife, per rendere consapevole chiunque usi i social network, il web e il computer su come sia importante riflettere sul tema, senza tabù, preparandoci e pianificando ciò che è possibile, sfruttando anche nuovi servizi del Web 2.0 nati a questo scopo.
Il libro cerca di rispondere a una domanda apparentemente banale, ma la cui risposta richiede un attimo di concentrazione: quale eredità digitale vogliamo lasciare alla nostra famiglia, ai nostri amici e ai posteri? Quali informazioni vorremmo rimanessero pubbliche e sempre accessibili, quali a disposizione della famiglia, quali a nessuno?
Vorremmo che gli scambi di email con i nostri cari fossero loro accessibili?
Per rispondere, il punto da cui partire è un censimento di tutti i contenuti, informazioni, materiali e relative password, sotto il nostro attuale controllo: documenti e file multimediali all'interno di computer e memorie digitali, profili personali su social network, dati di accesso a conti bancari, PayPal e assicurazioni, archivi di file accessibili soltanto dal web. Completato questo censimento, gli autori consigliano di elencare in una tabella, da conservare in formato digitale e cartaceo, tutte queste informazioni, comprensive di indirizzi web, nome utente e password per l'accesso, livello di privacy che vorremmo queste mantenessero dopo la nostra morte. I dati del conto bancario dovrebbe passare ai nostri familiari, come parte delle foto più personali, ad esempio, consentendo invece che il blog o il sito web rimangano accessibili senza interruzioni di servizio, soprattutto se usiamo un nostro dominio.