House Ad
House Ad
 

Tecnologie Social Network

L'evoluzione DELL'APPLICAZIONE

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 23 dicembre 2010 alle ore 06:48.

In principio fu il widget. Un pugno di codice javascript e html che doveva rispondere al fallimento dei micro-siti wap per i già vetusti cellulari Gsm. I widget erano delle applet, delle mini-applicazioni, capaci di fare una cosa sola o poco più: estrarre i dati da un sito web e mostrarli in modo più efficace sullo schermo bonsai del cellulare.
Era il 2000, sembra la preistoria. Dieci anni dopo le app dominano il nuovo mondo dei telefoni intelligenti. Al mondo esistono più di tre quarti di milione di apps su diverse piattaforme, per un valore complessivo di 2,2 miliardi di dollari nel 2010, in netta crescita rispetto ai 1,7 miliardi dell'anno prima.
Non tutte le apps sono create uguali. Il termine stesso è ambiguo: è l'abbreviazione di "applicazione" ma si usa solo per il software scaricabile su telefono cellulare e, da pochi mesi, anche tablet evoluto. Le app possono essere scaricate da siti web, attraverso piattaforme proprietarie, da negozi indipendenti. Nella prima metà della vita di questo mercato, circa dal 2000 al 2006, le app erano fornite direttamente dai siti degli sviluppatori o da portali indipendenti. Bisognava sempre passare dal pc, ma siti web come Handango (nato nel 2000 oggi con 190mila apps), GetJar (2004, con 68mila app) e MobileRated (2006, con 55mila app) contano insieme per più di un miliardo e mezzo di download complessivi. Hanno servito con onore piattaforme come Palm, Symbian, Java, Windows Ce, addirittura Brew, Epoc e altre adesso dimenticate.
Poi Steve Jobs, dopo aver presentato a gennaio del 2007 l'iPhone con solo 11 applicazioni immodificabili e aver sostenuto che per il resto bastasse il web, a luglio del 2008 ha clonato la struttura dell'iTunes store (quello su cui si vende musica, film e telefilm) anche nel mondo delle applicazioni. Costruendo un sistema blindato: gli sviluppatori devono pagare 99 euro l'anno per sviluppare il software, aderire pienamente alle linee guida tecniche e anche di contenuto, sottoporre ad approvazione il loro lavoro e finalmente vederlo pubblicato e gestito grazie all'infrastruttura e al sistema di pagamento di Apple. Il successo è stato immane.

L’articolo continua sotto

Tags Correlati: Apple | Aqua OS | Epoc | Internet | Isabel Allende | ITunes Music | Palm Computing | Rim | Steve Jobs | Windows

 

È diventata la storia dell'uovo e della gallina capire se è stato l'App Store a consolidare definitivamente il successo di iPhone o viceversa. Fatto sta che le 300mila app fiorite nel negozio di Apple in poco meno di 30 mesi sono state scaricate 7 miliardi di volte. I prezzi medi sono inferiori ai due euro, mentre due terzi delle app sono gratuite.
Apple si è talmente convinta della bontà di questo modello di business che ha deciso di sfruttarlo, accanto al sistema tradizionale, anche per Mac OS X. A partire dal 6 gennaio prossimo, aprirà infatti Mac App Store.
I punti di forza: sistema di pagamento e distribuzione semplificati, gestione degli aggiornamenti centralizzata, struttura a negozio con raccomandazioni e segnalazioni "social". I limiti: la chiusura. Si installa solo quel che Apple ha prima approvato. I vantaggi per gli sviluppatori, soprattutto i più piccoli, sono però l'abbattimento dei costi di distribuzione e dei sistemi di pagamento. Il modello piace e si diffonde. Sony vende software in questo modo per Playstation Portable, mentre Microsoft lo fa su Xbox 360. Il sistema ci si è accorti che piace, tanto che tutti i grandi produttori di telefoni cellulari si sono costruiti il loro negozio digitale: da Nokia con Ovi su Symbian a Research In Motion per Blackberry fino ancora a Microsoft per Windows Phone. Per tutti, prezzi bassi e una valanga di apps gratis.
Tra i tanti, dell'importanza del negozio digitale se n'è accorta soprattutto Google, che ha tratto ispirazione per sviluppare due modelli paralleli. Da un lato, un negozio "tradizionale" per Android, senza barriere di entrata né vincoli di approvazione: si compra, si scarica, si usa. Dall'altro, un negozio "all-in-the-cloud" per Chrome OS, che consente di acquistare e scaricare non sul pc, ma nella propria porzione di nuvoletta: le apps saranno poi raggiungibili nel browser da ovunque ci si connetta.
Insomma, i telefoni cellulari di oggi, gli apparecchi dell'era post-pc, stanno insegnando anche ai "vecchi" personal computer come gestire il software, le relazioni con gli sviluppatori e i consumatori, la determinazione del prezzo. Ma non è finita qui.
Le dimensioni necessariamente ridotte delle app, la relativa facilità nel programmarle (spesso basta una sola persona) il prezzo basso e la facilità nel distribuirle, hanno creato un mercato fatto di tanti Davide, in cui anche i Golia si sono dovuti adattare alle nuove logiche. Le apps hanno uno stile diverso, più casual, più snack. Dopotutto, se usare i nuovi apparecchi touch vuol dire mangiare a mani nude anziché con le posate di mouse e tastiera fisica, anche il consumo del software acquista caratteristiche diverse.
Si chiedono perciò meno funzioni e più contesto: bussola, Gps, giroscopi e accelerometro rendono il telefono "consapevole" dell'ambiente. Così, le apps servono per giocare, per leggere libri "aumentati" e interattivi, per avere servizi dai propri fornitori (la compagnia aerea, i treni, il supermercato) o addirittura per correggere il daltonismo.
In una pubblicità si diceva: «C'è un'app per tutto». Forse no, ma ci manca poco.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
2...Come sarebbe stata diversa la storia di Romeo e Giulietta se avessero avuto un telefono! Isabel Allende, «Il mio paese inventato», 2003

Shopping24

Da non perdere

L'esempio di Baffi e Sarcinelli in tempi «amari»

«Caro direttore, ho letto (casualmente di fila) i suoi ultimi tre memorandum domenicali. Da

L'Europa federale conviene a tutti

Ho partecipato la scorsa settimana a Parigi a un incontro italo francese, dedicato al futuro

Non si può privatizzare la certezza del diritto

In questa stagione elettorale, insieme ad un notevole degrado, non solo lessicale, ma anche di

Le sette criticità per l'economia Usa

Quale futuro si prospetta per l'economia degli Stati Uniti e per quella globale, inevitabilmente

Sull'Ilva non c'è più tempo da perdere

La tensione intorno al caso dell'Ilva non si placa. Anzi, ogni giorno che passa – nonostante i

Casa, la banca non ti dà il mutuo? Allora meglio un affitto con riscatto. Come funziona

Il mercato dei mutui in Italia resta al palo. Nell'ultimo mese la domanda di prestiti ipotecari è


Jeff Bezos primo nella classifica di Fortune «businessperson of the year»

Dai libri alla nuvola informatica: Jeff Bezos, fondatore e amministratore delegato di Amazon,

Iron Dome, come funziona il sistema antimissile israeliano che sta salvando Tel Aviv

Gli sporadici lanci di razzi iraniani Fajr-5 contro Gerusalemme e Tel Aviv costituiscono una

Dagli Assiri all'asteroide gigante del 21/12/2012, storia di tutte le bufale sulla fine del mondo

Fine Del Mondo, Armageddon, end of the World, Apocalypse? Sembrerebbe a prima vista roba da