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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2011 alle ore 06:47.
Vi sembrano tanti, dieci gigabit al secondo, su ciascun colore della luce in una fibra ottica? Non avete ancora visto niente: «Oggi siamo alla fotonica coerente – dice Domenico di Mola, responsabile per le tecnologie all'Alcatel-Lucent di Vimercate – ovvero alla capacità di incastonare nelle emissioni luminose non solo l'ampiezza d'onda – l'acceso e spento – ma anche le fasi. E questo ci permette di inviare sulla fibra intere parole, di 4, ma poi anche 8 bit alla volta».
Una sorta di salto quantico per la fotonica che la porterà a velocità di trasmissione elevatissime, dell'ordine dei terabit al secondo anche su dispositivi di trasmissione non più grandi di una scatoletta di fiammiferi. «Già oggi a Vimercate produciamo una sorgente ottica estremamente compatta, piccola come un hard disk portatile capace di dieci colori ciascuno a 10 gigabit. Se a questa vi associamo i nostri processori di segnale per la fotonica coerente il sistema passa di colpo da 100 a mille gigabit al secondo. E, opportunamente progettato, il piccolo trasmettitore può stare nelle strade e vicino alle case, per la larga banda del prossimo futuro. Che non sappiamo quanto potrà crescere in prestazioni».
La fotonica coerente infatti è un'innovazione, a lungo maturata, ma oggi resa possibile da potenti chip su misura capaci di 53 miliardi di operazioni elementari sui segnali al secondo. «Incastonare informazioni usando le variazioni di fase delle onde luminose era una possibilità nota già vent'anni fa, con le ricerche sulle comunicazioni militari – spiega Di Mola – oggi però ai Bell Laboratories hanno sviluppato il modello software della fotonica coerente. E noi abbiamo creato il primo digital signal processor che la codifica e decodifica in tempo reale per ciascun colore della luce. E stiamo già lavorando alla seconda generazione di questi chip, ancora più potente».
Un'innovazione che quindi dipende dall'accuratezza dei modelli software e dalla crescente miniaturizzazione dei "motori" microelettronici è come se viaggiasse su una strada ferrata.
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FISICA
L'Italia dei quanti
Tra le "scoperte" del 2010 da segnalare il chip tutto italiano che permette un passo in avanti verso i computer quantistici. La ricerca è dell'Università di Roma «La Sapienza» con il Politecnico di Milano e l'Istituto fotonica e nanotecnologie del Cnr di Milano.